Salario fame.La querelle sulla paga di Electrolux

offusca le magagne del lavoro

Lo sviluppo della vertenza fra la multinazionale svedese Electrolux, la Confindustria di Pordenone, i leader politici regionali e nazionali e i sindacati dovrebbe far rimpiangere il modo in cui è stato trattato Sergio Marchionne, l’ad di Fiat, col suo contratto di produttività. Contratto che non comporta riduzioni di retribuzioni, ma nuovi investimenti in cambio di una maggiore flessibilità aziendale, del diritto a licenziare chi viola ripetutamente i doveri contrattuali e del principio che l’applicazione del contratto spetta a chi lo ha approvato, mediante un libero referendum. Nulla di tutto ciò accade in Friuli. Però il modo in cui la Confindustria locale, i sindacati e i politici di governo (ai vari livelli) hanno affrontato il tema riflette una concezione dalla quale è assente il principio della libertà d’impresa. Esso oltre a essere un diritto (spesso calpestato) è – per una multinazionale con sede all’estero e stabilimenti in vari stati europei – anche un dato di fatto.

Le proposte della Confindustria locale degli scorsi giorni sono in sé apprezzabili, anche se spetta sempre agli azionisti e ai manager dell’impresa proporre i contenuti dei contratti aziendali. Ai sindacati dei lavoratori – che adesso chiedono un incontro con il premier Enrico Letta – compete  avanzare delle controproposte. I governi debbono ascoltare l’impresa per conoscerne i problemi, le proposte e prospettare le misure di propria competenza, sia specifiche che generali. Ad esempio il regime fiscale dipende dai governi e l’Irap sul costo del lavoro è una tassazione regionale.

Se fosse vero – e non lo è, stando al comunicato arrivato nella tarda serata di due giorni fa – che Electrolux propone il salario mensile di 700 euro, il governo dovrebbe dire che ciò è vietato sia dalla Costituzione sia dal buon senso. Ma l’impresa afferma adesso che chiede solo una riduzione dell’8 per cento dei costi del lavoro. Si vadano a vedere le cifre esatte prima di litigare. Al netto della querelle, sarebbe bene che la ditta scandinava dicesse cosa intende fare per l’efficienza aziendale globale affinché non si diffonda la concezione del capitalismo arcaico in cui si opera essenzialmente comprimendo le paghe. Per il vecchio Ford il salario doveva permettere di comprare l’auto. Stavolta si tratta dell’accesso al frigo e alla lavatrice. Non lo dimentichino manager un po’ troppo sbrigativi.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 29 gennaio 2014 - ore 06:59

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata