L’invasione tedesca, Letta dimezzato e le aggressioni

“patrimoniali” della Bundesbank

Un governo che sappia farsi rispettare avrebbe già chiesto conto alla Germania della proposta della Bundesbank di introdurre nei paesi a rischio una patrimoniale sui beni privati in luogo degli interventi dei vari fondi salva-stati. Nel diritto la proposta vìola sia i trattati europei, che riservano la politica fiscale alla sovranità nazionale, sia la Costituzione italiana che tutela la proprietà privata e il risparmio. Nella pratica la BuBa cambia le regole a partita in corso, visto che gli attuali aiuti sono pagati anche dai contribuenti italiani e ne beneficiano paesi verso i quali la nostra esposizione è minima, mentre è massima quella tedesca; interferisce su scelte sensibili del governo (basta pensare al rientro dei capitali dall’estero: chi si fiderebbe con la patrimoniale in agguato?); dimentica che dal 2015 scatta il taglio automatico del debito voluto proprio dalla Germania. La questione patrimoniale tiene banco da anni in Italia, ma è appunto faccenda interna: chi decide ci mette la faccia. Invece qui si prefigura un’intrusione violenta tipo Cipro (dove pagarono i correntisti “ricchi”) e all’ennesima potenza. Si dirà che la BuBa non è il governo di Berlino: non è così, viste le porte girevoli tra cancelleria e Banca centrale. Ma, appunto, servirebbe un governo. Ieri Enrico Letta si è presentato a Bruxelles senza patto di coalizione né riforme economiche. Ha promesso una crescita di un punto di pil nel 2014 e di 2 punti nel 2015. Il debole José Barroso, in uscita dalla presidenza della Commissione europea, lo ha smentito direttamente. Figuriamoci la cancelliera Angela Merkel, che invece il contratto di coalizione l’ha messo in cassaforte.

Il Foglio 30.1.2014

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