2-Tra sorrisi e cazzotti, il governo si fa. Renzi sereno

(e ricambiato da Berlusconi) ma le prende da Grillo

Gli riesce di fare il berlusconiano, ma non sa fare il grillino come vorrebbe. E dunque Matteo Renzi vede prima Silvio Berlusconi e poi Beppe Grillo a Montecitorio nel suo ultimo giorno di consultazioni. Con il primo – si sa – un po’ se la intende, con il secondo invece le cose vanno parecchio male: Renzi appare subalterno, troppo serioso, mentre Grillo insulta lui e il Parlamento in uno sfogo d’incontinenza verbale trasmesso in diretta via internet. Nemmeno la battuta finale, “esci dal tuo blog”, riscatta il segretario del Pd che avrebbe fatto meglio a indicare a Grillo la via dell’uscio con gli stessi toni spicci in passato riservati a D’Alema, Finocchiaro, Bindi e soci. Ma il governo si farà, “sono pienamente convinto che ci siano tutte le condizioni per fare un ottimo lavoro”, ha detto Renzi, forse un po’ stanco ma avvolto dall’entusiasmo. Sabato sarà resa nota la lista dei ministri, lunedì il giuramento del nuovo governo al Quirinale da Giorgio Napolitano. In conferenza stampa, il segretario del Pd e presidente del Consiglio incaricato ha indicato alcuni punti del suo programma di governo, prima di salire al Quirinale per riferire al presidente della Repubblica sugli ultimi colloqui. Nei giorni scorsi aveva annunciato: “Farò una riforma al mese”. Renzi partirà dai “tagli ai costi della politica”, poi, ha detto: “Da marzo si affronteranno i problemi del mondo del lavoro, tra aprile e maggio toccherà a fisco e pubblica amministrazione e infine ai temi legati all’organizzazione della giustizia”.

Con Berlusconi, Renzi sembra aver trovato un ubi consistam, un modo d’intendersi prudentemente vero. I due uomini inafferrabili e un po’ ribaldi della politica italiana per adesso danno l’idea di piacersi. Il Cavaliere vuole la riforma elettorale, e ha confermato la disponibilità a un’opposizione collaborativa con la maggioranza e con il Pd: “Oggi ho incontrato un premier che ha la metà dei miei anni e questo è un buon segnale anche per il rinnovamento della classe dirigente”, ha detto Berlusconi con l’aria di chi esercita un magistero, quasi un patronage. “Lavoreremo insieme sulle riforme”. E insomma, Forza Italia sarà fuori dal governo, sì, ma come sussurrano i meglio informati delle cose di Arcore: “Nel governo c’è Angelino Alfano”. E se è vero che l’ex gregario e il Cavaliere si sono punzecchiati in pubblico, rimane un fatto che il Nuovo centrodestra (appena insediato nella sede sontuosa di via dell’Arancio, in centro a Roma, pagando un anno in anticipo) sia destinato a ruotare ancora intorno al Sole di Arcore. Così, mormorano nel Castello, con un po’ di malizia: “Angelino è il nostro lemure”, cioè strepita, fa la voce grossa, ma poi… E d’altra parte nel campionario di Berlusconi le tre richieste che Alfano ha avanzato a Renzi figurano in cima: un ministro della Giustizia garantista, un intervento sulle intercettazioni e uno sulla carcerazione preventiva. Si tratta di richieste tutte calibrate sulla riforma del sistema giudiziario, vincolanti per Alfano e molto soddisfacenti per Berlusconi. E insomma sarà anche vero che il Cavaliere fa di conto e spera che l’esperienza di governo possa logorare il “competitor” Renzi, ma sul retroscena s’impone la scena: e il perno dell’iniziativa politica del prossimo governo – tra mille cautele e perimetri – per adesso è l’intesa tra il vecchio Cavaliere e il giovane Rottamatore.

FQ. di Salvatore Merlo   –   @SalvatoreMerlo, 20.2.2014

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