Manuale di conversazione GLI AMORI SEGRETI

Come fare bella figura in salotto senza sapere quel che si dice

GLI AMORI SEGRETI

Chi non ne ha avuto almeno uno nella vita? Chi non ne ha patito le più atroci sofferenze e, più raramente, goduto le più dolci consolazioni? Chi in qualche fase della propria esistenza non si è trovato in balia di questa forza trascendente? Ecco perché, anche se ora siete dei trionfanti giaguari o pantere del canapé, non potete non dire la vostra (e la nostra) sugli amori segreti.

- Sono quelli più puri. Citare l’estetica zen o, eventualmente, Cyrano, secondo l’uditorio.

- Amare segretamente una donna senza avere alcuna intenzione di dichiararsi, tuttavia ricavare un immotivato sollievo dal fatto di sapere che lei non si è ancora rifidanzata. Valutare se rivolgersi a uno psicanalista bravo.

- Constatare con sgomento che il passare degli anni non modifica l’incapacità di rapportarsi efficacemente al sesso opposto, ne dirada solo le occasioni.

- Ai tempi delle scuole medie essere stato a lungo innamorato dell’insegnante di educazione artistica. Con la lucidità subentrata da adulti non essere più in grado di dire se ciò sia accaduto perché lei fosse oggettivamente molto bella o perché l’unica professoressa ad avere meno del sestuplo della vostra età.

- Avere una tresca con un/una collega d’ufficio e sorvegliare attentamente i reciproci comportamenti per non lasciare trapelare alcunché. Nondimeno oscillare tra la netta sensazione che tutti lo sappiano e la certezza che il segreto sia impenetrabile. Constatare che la maggior parte delle coppie clandestine dopo poche settimane non regge lo stress e si lascia o si palesa.

- Chiedersi come sia possibile che il/la consorte di un/a collega sia l’unica persona in città a non sapere della tresca extraconiugale di cui è vittima, di cui tutti in ufficio possiedono ampia documentazione probatoria.

- Avere sempre invidiato quelli capaci di esprimere apertis verbis il proprio desiderio. Approvarne la schiettezza ma non essere in alcun modo capaci di praticarla, nonostante ne sia statisticamente provata l’efficacia. (vedi seguente)

- Avere avuto ripetute prove che le donne, nella stragrande maggioranza, apprezzano chi sa cosa vuole e sa esprimerlo in modo gentile ma chiaro. Conseguentemente avere verificato la perniciosità della clausola restrittiva “nella stragrande maggioranza”.

- Avere capito che la parte difficile nel dichiarare il proprio amore non è l’atto in sé, bensì la lunga attraversata del deserto di ghiaccio che potrebbe seguirne.

- Ammirare la fiducia in sé di un compagno di università che approcciava in modo sessualmente esplicito pressoché tutte le ragazze che gli capitavano a tiro, forte della convinzione maturata negli anni che la statistica era dalla sua parte. Ricordare che a difesa di tale metodol, a richiesta, mostrava anche un diagramma di flusso delle sue conquiste con tanto di attività previste, in progress e risultati.

- Evocare con dolore alcuni episodi di gioventù in cui siete stati oggetti di desiderio da parte di ragazze per le quali non provavate alcuna attrazione. Ricordare di aver sempre stigmatizzato fin da allora la colpevole approssimazione con cui è stato creato il genere umano.

- Apprezzare che l’emancipazione abbia dato alle donne la possibilità di prendere l’iniziativa, tuttavia rammaricarsi che la realtà non corrisponda agli standard pornografici con cui ci si è vanamente e a lungo cullati.

- Nei momenti di più nera solitudine rimestare nella memoria nella vacua speranza di ripescarvi dei segnali non rilevati di compagni/e di scuola che avevano mostrato un interesse nei vostri confronti. Indulgere con moderazione a questa attività potenzialmente psicogena.

- Condividere la teoria di vostra nonna che spiegava la guerra dei sessi in base all’ermeneutica dei generi: gli uomini, anche i più complessi, sono essenzialmente dei ragazzi semplici che rispondono a stimoli elementari; al contrario, anche le donne più semplici sono dei misteri imprevedibilmente penetrabili.

- L’adulterio è una trinità che raramente riesce a essere un mistero. (Jacques Véron)

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Andrea Ballarini 1.3.2014

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