Dopo Vittorio c’è….. Belluno

Sono anni che le forze politiche di ogni colore,

hanno in mente una Vittorio Veneto che non c’è. Da Franco Concas che io ricordi,  in poi. Sono anni che non prendono in considerazione il fatto che Vittorio è a confine della pianura e dopo c’è la barriera collina-montagna tanto che il problema di collegamento e apertura con il bellunese, oggi più o meno traforo, risale a quei tempi. E’ tanto confine che a fronte di Comuni a guida DC, Vittorio, sede vescovile, ha sempre resistito come città di sinistra, altri DC, per poi subire il ciclone Lega che D’Alema, agli inizi definì essere “una costola della sinistra” tanto che  a Vittorio catturò i  voti di quella sinistra. Direi che la Lega non ha emarginat la città  dalla pianura, ma ha perso l’occasione di reinserirla nel “territorio” quando aveva in mano ll governo di tanti Comuni Trevigiani. Da Re l’ha tentato qualche anno fa adombrando la fusione con Conegliano, ma è stato uno spot. No c’era convinzione ne progetto politico.

Ora Tonon cerca di recuperare quei consensi persi ma la situazione è molto cambiata rispetto al passato e i conquistatori  vogliosi di entrare in Comune sono diversi a sinistra e a destra sono in attesa di una apparizione profetica.

Se è vero che il nuovo deve venire dal basso, dalle comunità comunali, mi pare che nella impostazione delle campagne elettorali poco sia cambiato rispetto al passato. La visione delle élite politiche  è sempre limitata alle problematiche locali, i problemi contesi sono più sulla carta e, quando saranno pubblicati i programmi potremmo notare come ci sia un filo, soluzioni identiche e ripetute simili in tutti,  salvo che  sul “noi meglio di voi” e su progetti di rilancio di grandezza cittadina. Seguendo il vecchio refrain  “unità della classe operaia” ora esce prepotente “ saremo aiutati nella ascesa verso la cima da Manildo  e compagni” ovvero dalla corrente nuovista che Renzi ha prodotto. Quindi i problemi della città passano in secondo ordine e in primo sale la solidarietà di appartenenza: saremo migliori e Vittorio sarà finalmente più grande grazie al partito! Ma dai, il Li Manni con la loro musica sono un ricordo, piacevole ma un ricordo !!!!

Non è un granché, mi pare ma fa capire che bisogna andare oltre ai problemi locali.

Fintanto che Vittorio non troverà una sua collocazione e funzione in un territorio più ampio di Comuni credo sia destinato a seguire le illusioni di grande città ereditate dal passato.

Ma anche finché le élite  politiche locali si accontenteranno di primeggiare dentro i vecchi confini e non troveranno il gusto e rischio politico, la funzione, di  prendere il largo, confrontarsi e affrontare  e i venti e i mari esistenti fuori dal porto municipale delineato geograficamente, Renzi a Roma avrà il suo bel daffare per cambiare l’Italia. Sotto ci sono resistenze al nuovo, al meglio e opportuno socialmente e sfruttamento delle risorse che poi portano all’estremo di Roma e Sicilia perché per fare bella figura e conservare i consensi ricevuti, il Sindaco è portato a spendere più che a risparmiare. Le esigenze le aspettative dei cittadini aumentano e da chi vince ci si aspetta sempre di più non di meno rispetto ai perdenti.

Però oggi così è e il PD non può sottrarsi al confronto ma non segua il modernismo e il populismo che avanza. I giovani hanno bisogno di lavoro e di trovare un terreno meno ostile per quelli che vogliono emergere e i negozi da dare a loro, poi c’è da pagare l’affitto,  dovrebbe far parte di un obiettivo produttivo definito premiale e non così generico che poi sarà a beneficio magari di amici di amici. Finiamola a lisciare il pelo ai giovani e diciamo loro che il loro futuro dipende da loro, dalla loro voglia di diventare forza attiva in un contesto produttivo, culturale che dia ricchezza a loro e alla comunità, sostentamento e non prebende. Altrimenti si finisce come a Roma il cui debito sarà pagato, si spera, con imposte maggiori dei romani. 

Walter Cadorin, 2.3.2014

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