Milan calcio. Il giallo di Deborah in panchina

e le illusioni perdute di Seedorf

di Aldo Grasso, Il Corriere della Sera 23.3.2014

Se questa sera il Milan non riuscirà a fermare la Lazio, la panchina di Clarence Seedorf sarà ancora più traballante. Mai vista su un campo di Serie A una panchina che, materialmente, traballi, ma si sa che le metafore sono fatte così: non guardano in faccia nessuno, non conoscono nemmeno il politicamente corretto. L’uomo nuovo cui affidare la rinascita del club è già vecchio: sette sconfitte in dodici partite, polemiche e spogliatoio spaccato, il rosso della vergogna, il nero della rabbia.

Il calcio è bello anche perché vive di luoghi comuni: la gestione del gruppo (già, ma chi comanda a Milanello? Silvio, Barbara, Adriano, Clarence?), contano i risultati e non il progetto, nei risultati contano gli episodi, il solco che si allarga tra panchina e dirigenza, la goccia che ha fatto traboccare il vaso (l’allenatore avrebbe detto ai capi ultrà: «Non mi fido di questi calciatori, non sono da Milan. A fine stagione cambio tre quarti della rosa»), la solitudine di Seedorf, una donna di troppo, la manager del tecnico, Deborah Martin, considerata assai invadente nelle dinamiche interne del club. Che poi, la domenica, basterebbe metterla dentro (non la Deborah, la palla). Arrigo Sacchi è stato spietato: «Il Milan non è una squadra, non difende collettivamente e questo aspetto fa emergere i limiti di tutti. Il gioco non ha una sua logica». Persino la «Domenica sportiva» lo ha già impiccato domenica scorsa: «Seedorf sulla forca», urlava senza pietà una grafica infelice.

Le conclusioni sono state tirate martedì scorso ad Arcore, di fronte al Capo, presenti Galliani, Lady B e un terzetto in rappresentanza di una parte della squadra e dello staff tecnico. A Seedorf non si perdona più nulla: arriva tardi agli allenamenti, mette giocatori fuori ruolo, usa un modulo spregiudicato, non fa mai allenamenti mattutini (nel sonno il sogno) è logorroico nelle spiegazioni, si serve di uno psicologo, ha la testa dura, è troppo indulgente con Balotelli, non ama la cassoeula... Verdetto? Commissariato da zio Fester!

L’illusione di Seedorf è appena cominciata ed è già svanita: vaglielo a spiegare che per realizzare un sogno bisogna essere svegli.

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