La macchina del pongo. Da Fini a Bonaiuti. Come

ti riciclo l’ex berlusconiano in rotta col Cav.

Buonianulla o Bonaiuti pari sono, ma perfino loro tornano utili quando si tratta di dare addosso al Cav. che li aveva miracolati dal nulla, a suo tempo, e poi li ha perduti in circostanze calamitose. E’ così che i professionisti dell’antiberlusconismo si dedicano – non da oggi ma con foga adesso più eccitata – al repêchage sottoculturale di coloro che fino a ieri erano oggetto di uno spietato disprezzo antropologico. Paolo Bonaiuti, l’attempato ex lobby boy del Castello forzista appena riparato dagli alfaniani, rappresenta soltanto l’ultima adozione in ordine di tempo. Prima di lui, meglio di lui, Claudio Scajola era divenuto a sua insaputa un campione della democrazia elettorale, quella d’en bas radicata nel territorio di una lontana satrapia ligure, conculcata dalle resistenze berlusconiane a candidarlo per le europee. Scajola? Sì, quello per i media della cricca e della casa al Colosseo, mostrificato per una compravendita penalmente irrilevante sebbene limacciosa, eccolo rimodellato dalla macchina del pongo antiberlusconiano a forza di interviste, sospiri e ghigni giornalistici. E via così, passando appunto per il quid di Alfano con la sua fronte incombente sul nulla; passando per l’eloquio romanesco di un ringiovanito Fabrizio Cicchitto (che però, almeno lui, una storia emerita ce l’ha e va rispettata); passando per l’insospettabile attitudine di Renato Schifani ad ancheggiare sulle note di “Happy” in coda al congresso di Ncd; eccoci dunque in piena operazione simpatia, al centro del riciclaggio d’una moneta politica che di suo sarebbe fuori corso e che però conserva il pregio di poter essere lanciata in testa al Caimano condannato. A voler proprio risalir li rami, si finisce per incontrare Gianfranco Fini da Val Cannuta: lui che ha trascorso metà del proprio ciclo biopolitico a patire l’accusa d’essere il burino alfa dei postfascisti ripuliti dal Cav. loro alleato; lui di punto in bianco eletto a icona pop di una ribellione civile contro la monocrazia di Arcore. L’esito lo conosciamo tutti, e varrebbe più di un memento per chi non voglia distrarsi. Ma può anche essere che la macchina del pongo attinga a tale successo che un domani perfino Roberto Formigoni diventerà – sul Fatto, su Rep., sull’Unità… – il vessillifero del centrodestra finalmente democratizzato, una volta che sia ultimata la derattizzazione in corso manu giudiziaria. Fossimo perfidi, e non lo siamo, consiglieremmo al Cav. di cedere Brunetta e Capezzone in prestito ad Alfano, giusto una settimanella, solo per vedere l’effetto che fa sulla macchina del pongo.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 15 aprile 2014 - ore 06:59

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