Lettere al Direttore Il Foglio

Fortuna che Angela c’è, opinioni forti

di Magno e De Mattia

1-Al direttore - Alice Rohrwacher giurata a Ve- nezia. La fulminea carriera da giovane promes- sa a premiata maestra a precoce rompicoglioni.

Maurizio Crippa

2-Al direttore - Wolfgang Schäuble, Jens Weidmann e Manfred Weber non sono dei gran simpaticoni, siamo sinceri. Se fosse vivo e dovesse riscrivere il “Doctor Faust”, forse Thomas Mann penserebbe a loro per esaltare la diversità del popolo tedesco, “un popolo dall’anima potentemente tragica” e tutto diverso da quello italiano, debole, sentimentale, falsamente spensierato e – aggiungerebbe oggi – spendaccione. Teniamoci stretta e cara la signora Merkel, allora. Perché solo il pragmatismo della cancelliera può impedire che una legittima ambizione egemonica si trasformi in una catastrofica vocazione al dominio. Diciamoci le cose come stanno: il contrasto tra rigoristi e sviluppisti è la foglia di fico di una contraddizione più profonda, che si chiama “asimmetria di potenza” (economica e politica) tra la Germania e le altre nazioni del Vecchio continente. In realtà, essa è sempre esistita. Troppo forte rispetto agli altri stati, la Germania era però troppo debole per fare dell’Europa, come hanno fatto gli Usa con la dottrina Monroe in America latina, il suo “cortile di casa”. Questa è stata la vera causa delle tragedie europee tra il 1870 e il 1945. Dopo un quarto di secolo dalla sua ritrovata unità, ora la Germania non può più fallire nel suo ruolo di guida e, insieme, di motore di una crescita socialmente giusta. L’alternativa? Ognuno per sé e la crisi per tutti. Il rischio? Un nuovo drammatico dissidio di interessi e “spirituale” tra Germania e Europa, per usare una celebre espressione di Benedetto Croce. Per fortuna che Angela c’è: anche ieri, di fronte alle bacchettate del presidente della Bundesbank alla cicala italiana, è l’unica che ha detto di volere una Germania europea e non un’Europa tedesca.

Michele Magno

3-Al direttore - Quante sono le coppie gay a cui sono negati i diritti fondamentali da loro rivendicati ? Secondo il Censimento del 2011, su 14 milioni di coppie (meno del 10 per cento solo di fatto), hanno contrassegnato la risposta “conviventi in coppia’’ (alla domanda “relazione di parentela’’) solo 7.513 coppie di persone del medesimo sesso. Ricordiamoci questo numero – ora sicuramente sottovalutato – quando lo vedremo moltiplicarsi se un’eventuale leggina dovesse estendere i diritti previdenziali alle unioni civili tra omosessuali.

Giuliano Cazzola

4-Al direttore - Scommettiamo un caffè ristretto che la dottoressa Boccassini sarà prosciolta dal Csm per le mancate informazioni all’Antimafia nazionale? Fu prosciolta per un fatto storico accertato molto più grave, la microspia inceppata che figurò funzionante nel caso Sme con un consigliere di Md che commentò: “Un magistrato certe cose non solo non le deve fare ma nemmeno pensare di farle”. Si chiama ragion di stato. Le icone sono condannate a essere assolte.

Frank Cimini

5-Al direttore - Da sempre sono sostenitore dell’autonomia e indipendenza delle banche centrali, uno status fondamentale per la democrazia economica, anzi per la democrazia tout court. Ma l’intervento del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in un convegno di partito (la Cdu), caratterizzatosi per la velenosa critica del discorso del Capo del Governo italiano nel Parlamento europeo travalica i confini consentiti a una istituzione della specie e, paradossalmente, la espone a forti ritorsioni polemiche e contrasti. Se i governi, in base ai Trattati fondativi dell’Ue e allo statuto del Sistema europeo di banche centrali, non possono dare indicazioni a questi organismi, né ingerirsi nei loro compiti attentando alla loro autonomia, alle banche centrali è corrispettivamente inibito passare a un livello proprio, non della pienamente legittima dialettica sulla politica economica e di finanza pubblica, bensì di un vero e proprio antagonista politico, rinsaldando così la fama della Buba come una sorta di partito. Avrei molte cose da ridire sull’intervento di Renzi nel quale è mancato un po’ di Ulisse e un po’ di Minerva. Ma la reazione di Weidmann, per la maniera grave con la quale ritiene di utilizzare l’indipendenza della banca che invece viene così drasticamente sminuita, meriterebbe una censura del Parlamento di Strasburgo, se si trattasse di un organo veramente geloso delle sue prerogative e della sua indipendenza, anche dalle tecnostrutture. A maggior ragione perché, parlando a Renzi, egli ha inteso obliquamente e scorrettamente parlare anche a Draghi, con il riferimento ai tassi bassi, il cui livello, però, è stato approvato dallo stesso Weidmann.

Angelo De Mattia

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