Lettere al Direttore IL FOGLIO

La non-notizia di Oppido nell’interpretazione

di un Apota ombrellaro

1-Al direttore - Per noi Apoti l’estate cartacea-televisiva-ombrellara è un momento alto per ascoltare baggianate (colte) di ogni tipo, e fingere di immedesimarsi in “non notizie”, come Oppido, con quelle “impressioni esorcistiche di una montatura facile, facile, e odiosa” (suo copyright, condiviso). Il nostro problema è la disponibilità di materia prima. Scomparso in una nuvola di ridicolo Grillo, affaticato Roberto Saviano, ormai irriconoscibile, ridottasi la falcata della ministra Boschi, ingannati da Verdini creduto raffinato politico in realtà banale macellaio, deluso, insieme al presidente, da Prandelli, cosa resta? Temo quello dove sono meno preparato: la declinazione del pensiero di Francesco.

Riccardo Ruggeri

2-Al direttore - Puttanissimo il Foglio, con insuperabile affabulazione pietrangiolesca che Buttafuoco riversa nelle nostre esangui vene, mostrandoci il sorriso fiammeggiante delle divine gemelle Kessler, star della Rai in bianco e nero, qui però a colori, come non lo abbiamo mai visto. Esibendole a mia moglie, con l’annotazione che a ottanta anni, come la Loren, si può esibire ancora bellezza autentica, come la intende Dostoevskij, se da ragazze si possiede una faccia e un disegno del corpo come quello, mi sono sentito rispondere dalla consorte che appaiono troppo algide, bionde, teutoniche. L’impressione che ha suscitato ai miei sensi attenti non potrebbe essere descritta con il termine algido, poiché lo stordimento è stato ineffabile. Quando dico Foglio puttanissimo non intendo puttaniere, anche se molti lettori del giornale in giro meno moralisti potrebbero esserlo. Grazie!

Giovanni Santachiara

3-Al direttore - A parte l’insistenza con la quale vorrebbero che la sinistra sposasse il liberismo, Alesina e Giavazzi sono reputati commentatori autorevoli. Giornalismo einaudiano, il loro, assai più che crociano. Eppure giorni fa si dolevano del fatto che nel nuovo Senato “aumenterà il potere contrattuale delle regioni e quindi la capacità di spesa di enti che sono diventati la maggior fonte di squilibrio dei conti pubblici”. Una preoccupazione di questo genere, più e meglio di Einaudi, alla Costituente cercò di farla valere Benedetto Croce: invano, stante allora il separatismo siciliano.

Luigi Compagna 

4-Al direttore - A osservare lo sguardo perso nell’aldilà di Federica Mogherini vien fatto di pensare che lei, da quando le hanno promesso che sostituirà Catherine Ashton, creda che la nomineranno baronessa.

Giuliano Cazzola

Touché per l’ironia, ma come sa ho un pregiudizio positivo verso le giovani ragazze in politica, visto quel poco che siamo riusciti a combinare noi old boys, sebbene dalla Mogherini si vorrebbe un poco più di grinta e meno neutralità su Israele.

5-Al direttore - Condivido pienamente le considerazioni pubblicate sul Foglio dell’8 corrente sulla costante centralità che molti media stanno dando alla ristrutturazione del debito pubblico con le più disparate – e, a volte, cervellotiche o poco attente a pericolose conseguenze – proposte di intervento. Spesso esse si accompagnano alla disattenzione sulla triade, giustamente indicata da Padoan, formata da crescita, tassi di interessi e sforzo di bilancio (naturalmente il mix è tutto da verificare). Quanto agli esempi riportati, non condivido, però, la sottolineatura della “comodità” con la quale sarebbe avviata la privatizzazione di Poste spa. Secondo me, è bene agire con ponderazione. Poste è un ircocervo. Privatizzare ora senza avere definito il definitivo status istituzionale per le attività di credito, finanza e assicurazioni e aver chiarito il ruolo nei servizi universali, con la connessa convenzione con lo stato, sarebbe un azzardo. Del resto, un pensiero simile lo ha espresso anche l’Autorità antitrust. Personalmente, è da tempo che sollevo questa problematica insieme con quella che riguarda la “mission” della Cassa depositi e prestiti per conto della quale Poste svolge le attività nel campo della raccolta del risparmio. Sono in discussione questioni rilevanti riguardanti, in particolare, la tutela della concorrenza e il libero mercato interno. Soprattutto, la privatizzazione, che non deve essere una dismissione, deve rispondere al banale interrogativo su che cosa si privatizza, su che tipo di soggetto si interviene. Dunque, “festina lente”. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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