Allarme di Cottarelli: già spesi i risparmi futuri

Il commissario contro la misura sul pensionamento dei prof:

“Così non taglieremo mai le tasse sul lavoro”

+  Boccia: “Cottarelli stia sereno È la politica che decide come utilizzare i soldi” MARIA CORBI

ROMA La Stampa, 31/07/2014, Paolo Baroni  

Si può dire che la spending review non sia ancora quasi decollata che già ce la stiamo «mangiando». A lanciare l’allarme è direttamente il commissario Carlo Cottarelli, per un giorno tornato nel tritacarne mediatico e sempre sul punto di dimettersi come riportano le solite voci subito smentite. 

Oggetto del contendere la soluzione trovata in Parlamento per risolvere i problema dei 4 mila insegnanti rimasti «incastrati» al lavoro dal meccanismo della fatidica «quota 96». Alla Camera, per risolvere la questione, hanno infatti deciso di attingere ancora una volta alla spending review. «Se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa, il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione sul lavoro. Condizione, a mio giudizio, essenziale per una ripresa dell’occupazione in Italia» denuncia Cottarelli sul suo blog. 

La «pratica» che si sta diffondendo, spiega, è quella «di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali». E con i 460 milioni destinati a coprire nei prossimi 5 anni il pensionamento di 4 mila insegnanti, a oggi «il totale delle risorse che sono state spese prima di essere state risparmiate ammonta 1,6 miliardi». «Intendiamoci – aggiunge Cottarelli - tecnicamente, la copertura c’è. Ma questa è in realtà costituita da tagli lineari perché la promessa di future operazioni di revisione della spesa non può essere accettata come copertura sul piano giuridico». 

In commissione Bilancio alla Camera, dove è arrivato l’ultimo ok all’emendamento salva-insegnanti che è stato poi inserito nel decreto sulla Pa, il ministero dell’Economia aveva espresso parere contrario, ravvisando tra l’altro che questo modo di procedere di fatto si poteva configurare come una violazione dell’obbligo costituzionale di copertura delle spese. Ma alla Camera hanno deciso di tirare dritto infischiandosene. Cottarelli invece tiene il punto. E spiega che in questo modo i risparmi previsti per il 2015 «non potranno essere usati per la riduzione della tassazione (o del deficit o per effettuare altre spese prioritarie). Oppure si dovranno attivare i tagli lineari. Credo sia una tendenza preoccupante». Ovviamente «possono sussistere mille buoni motivi per alcune nuove spese» ma «se il Parlamento legittimamente decide di introdurre nuove spese dovrebbe contestualmente coprirle con tagli non lineari di pari entità», magari riprendendo alcune vecchie proposte del commissario stesso. «Mi sembra - aggiunge Cottarelli - che usare presunti tagli lineari per la copertura di nuove spese riduce il costo politico inevitabilmente legato all’individuazione di coperture vere, concrete, selettive». Perfetta sintonia insomma col Tesoro, dove resta alta la preoccupazione per un precedente «che può essere pericoloso per la strategia del governo». 

Cottarelli, intanto, è sotto schiaffo. «A che punto è il lavoro del commissario? Da mesi non se ne sa più nulla», si chiedeva ieri sul Corriere Francesco Giavazzi. Mentre Renato Brunetta (Fi) addirittura lo sbeffeggiava: «La spending doveva far risparmiare 4,5 miliardi. Non se ne vede traccia. Cottarelli doveva essere l’uomo dei tagli e a malapena riesce a farsi la barba…». E poi a sera rilanciava attaccando Renzi: «Con la denuncia del commissario saltano tutti i conti. Il premier venga subito alla Camera a riferire». Il Tesoro dalla sua fa muro e definisce «strumentali» tutti i tentativi di mettere Cottarelli contro il governo. 

E lui, invece, il «Commissario», come risponde? Oltre a sfogarsi sul Web, Cottarelli fa sapere che gli eventuali ritardi vanno messi in conto alla politica, cui spettano le decisioni finali, e che lui continua a lavorare come sempre. Il prossimo step è il piano taglia-partecipate. Vale un miliardo di euro (se nessuno lo sabota o lo scippa prima).

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