D'Alema vuole ancora vestire i panni del leader

D'Alema non rinuncia a essere D'Alema.

Italia Oggi, di Massimo Tosti  4.9.2014

 Ovverosia, Massimo vorrebbe vestire ancora i panni del «lider maximo»: i bei tempi andati nei quali nel Pd non si muoveva foglia che D'Alema non volesse. E nel momento in cui la luna di miele di Matteo Renzi con il paese sembra incrinarsi, a causa dell'«annuncite» di cui molti sostengono soffra il presidente del consiglio, l'ex padrone del Partito democratico, ex presidente del consiglio, ex ministro degli esteri, prende in mano le redini dell'opposizione e spara a zero contro il suo tardo (tardo perché, fra l'uno e l'altro, si sono avvicendati alla guida del partito Bersani, Franceschini, Veltroni, Fassino) successore. Renzi batte i pugni sul tavolo a Bruxelles e incassa la nomina di Federica Mogherini a Lady Pesc? «Diciamocelo: il vero dominus delle nomine europee è stata la Merkel». Renzi guida il partito con un largo consenso? «Credo che un partito non possa essere il movimento del premier. Il Pd in questo momento non ha una segreteria, ma un gruppo di persone che sono fiduciarie del presidente del consiglio. In questo modo il partito finisce per avere una vita molto stentata». Non sembrerebbe, a giudicare dal 41% ottenuto alle europee. «Il consenso è importantissimo, ma i partiti sono delle comunità di persone che durano nel tempo, al di là del consenso che possono avere in un'elezione e, magari, un po' meno in quella successiva. Il consenso è un dato fluttuante». Il sarcasmo (che nasconde la rabbia) domina le valutazioni di D'Alema, profondamente deluso dalla nomina della Mogherini in un ruolo per il quale giudicava se stesso come il candidato ideale, anche se adesso lo riduce a «quisquilie e pinzillacchere», come avrebbe detto Totò. «La politica estera non è una competenza europea, ma nazionale. Francia, Regno Unito e Germania la vogliono fare loro». Parola dell'opinion «lider maximo». Che forse spera in una rivincita. Se l'annuncite dovesse rivelarsi una bufala, lui (la riserva della Repubblica) sarebbe pronto a riscendere in campo, abbandonando i vigneti in Umbria, come Cincinnato, per salvare la patria assediata dagli Equi. Ma il console romano, appena vinta la guerra, se ne tornò in campagna. Rifletta, D'Alema.

Leggi anche : 1. COME RONDOLINO E MINNITI, ANCHE VELARDI, EX LOTHAR DALEMIANO, DIFENDE IL PREMIER

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata