Insistere, insistere, insistere. Con più flessibilità la

disoccupazione va giù. Svegliate Camusso

di Redazione | 01 Ottobre 2014 ore 06:30

Mentre si inasprisce il dissenso nell’ala minoritaria del Pd e nei sindacati sull’abrogazione dell’articolo 18, abrogazione che il premier Renzi pone nel Jobs Act col contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, arrivano i dati sulla disoccupazione in agosto. Anche in Italia, come in Europa, la disoccupazione ha registrato una flessione. Rispetto ad agosto del 2013, da noi, la riduzione dei disoccupati è dello 0,9 per cento, mentre a livello europeo è dello 0,4. Rispetto a luglio, in Italia vi è una diminuzione di 2,4 punti, mentre nell’Unione europea vi è una sostanziale stabilità. Certo, il nostro tasso di disoccupazione è comunque più alto della media del Vecchio continente: è al 12,3 per cento, contro il livello medio dell’11,5 per cento. Ma la nostra riduzione è maggiore, nonostante che la dinamica del nostro pil non sia positiva, a differenza di quella europea che è di modesta crescita.

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 Minoranze del Pd verso la resa: si cerca il disperato accordo con Renzi La spiegazione della nostra migliore performance sta nell’effetto benefico della riforma dei contratti a termine, attuata nei mesi scorsi. E ciò indica che la strada della liberalizzazione del mercato del lavoro, che Renzi persegue nonostante i mal di pancia nel Pd e nella Cgil, è quella giusta. D’altra parte, l’Istat informa che ad agosto la disoccupazione giovanile è aumentata di 0,7 punti rispetto all’agosto del 2013: 88 mila giovani occupati in meno in un anno, a un tasso del 44 per cento. Un record negativo su cui soffia Camusso per guadagnare un titolo sui giornali. Eppure il premier ha ragione a dare battaglia per il nuovo contratto privo di articolo 18: mira a eliminare la discriminazione a danno dei giovani, e chi lo avversa pensa solo al posto degli anziani.

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