Allarme in Iraq: il Califfo saccheggia i siti archeologici

e vende il bottino sul mercato nero

L’accusa arriva dall’ambasciatore francese all’Unesco, Philippe Lalliot: «Oltre alle decine di migliaia di persone uccise dobbiamo preoccuparci anche delle opere culturali che vengono smantellate e distrutte per il solo fatto di rappresentare dialoghi fra mondi diversi”.

02/10/2014MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA GERUSALEMME La Stampa

Il “Califfo Ibrahim” dello Stato Islamico (Isis) saccheggia i siti archeologici iracheni, vendendo il raccolto a basso prezzo sul mercato nero internazionale. L’accusa arriva dall’ambasciatore francese all’Unesco, Philippe Lalliot, che intervenendo ad un convegno sulla cultura in Medio Oriente a Parigi ha lanciato l’allarme sulle “eredità culturali in grave pericolo in Iraq”. “Oltre alle decine di migliaia di persone uccise - ha detto il diplomatico - dobbiamo preoccuparci anche delle opere culturali che vengono saccheggiate, smantellate e distrutte da gruppi di fanatici per il solo fatto di rappresentare dialoghi fra mondi diversi”. 

L’allarme per quanto sta avvenendo nelle regioni dell’Iraq dominate da Isis è tale che Qais Hussein Rasheed, capo del Museo di Baghdad, parla di “stretto coordinamento fra il network della mafia internazionale ed i jihadisti di Isis” perché i primi fanno arrivare appositi “esperti di arte” che valutano cosa i miliziani hanno trovato “e quindi vengono sul mercato internazionale”. Finora l’’esempio più clamoroso di saccheggio è avvenuto nel Gran Palazzo di Kalhu già di proprietà di un re babilonese da dove sono state prelevate illegalmente da Isis gemme, gioielli ed ori in gran parte, anche se poi sono stati già ritirati.

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