Lettere al Direttore Il Foglio 29.10.2014

Sindacati che si battono con le imprese per aumenti

salariali: un sogno

1-Al direttore - Dice che Maradona ha menato la fidanzata. Sempre meglio che aprirle un dipartimento sui diritti civili.

Maurizio Crippa

2-Al direttore - “La mattina del 2 dicembre c’era un vento gelido che tagliava la faccia… Duecentomila lavoratori, disoccupati, giovani parteciparono alla manifestazione. Una prova di forza pacifica e democratica… I metalmeccanici avevano vinto un’altra sfida. I primi a riconoscerlo furono coloro che non avevano nascosto perplessità o dissensi. Napolitano mi telefonò a casa a notte fonda per complimentarsi per il successo. Il giorno dopo l’Unità titolava: ‘Una forza operaia immensa’”. Così scriveva l’ex segretario generale della Fiom Pio Galli, a pag. 176 del suo libro di memorie “Da una parte sola’’. Si riferiva alla manifestazione del 2 dicembre del 1977, promossa dalla Flm, l’allora Federazione unitaria dei metalmeccanici, praticamente contro le politiche di risanamento del governo di solidarietà nazionale, fortemente voluto e sostenuto dal Pci. Il giorno dopo, al di là del titolo apparso sull’Unità, sulla prima pagina della Repubblica, compariva una indimenticabile vignetta, molto più veritiera, di Giorgio Forattini, dove veniva rappresentato il leader del Pci, Enrico Berlinguer, pettinato e impomatato, con addosso un’elegante vestaglia, intento a versarsi un tè e a osservare, stupito, una finestra chiusa da cui provenivano i rumori dei cortei. Non ci vuole molto a capire  che, tra quanti in precedenza avevano espresso “perplessità o dissensi’’, c’era anche l’autore della telefonata notturna, allora numero due del partito e convinto sostenitore  della solidarietà nazionale. Il gruppo dirigente del Pci di quei tempi, seppure a denti stretti, non poteva ignorare il successo di una manifestazione di tute blu. Non risulta, invece, che la sera del 25 ottobre scorso, Matteo Renzi abbia telefonato a Susanna Camusso, per complimentarsi della kermesse di piazza San Giovanni. Non è un cambiamento da poco. Ma ci sono voluti quarant’anni.

Giuliano Cazzola

Le frasi di Renzi, “non tratto con i sindacati”, “i sindacati trattano con le imprese”, hanno in sé una qualità di rottura e di riforma. Sindacati che si battono nelle imprese per aumenti salariali: un sogno.

3-Al direttore - Con riferimento all’interessante dibattito aperto da Lo Prete sul Foglio del 28 ottobre, vorrei dire che non credo che la soluzione dei problemi della moneta unica sia l’istituzione di un euro a due caratteri e a due velocità che, per i paesi dell’euro-bis, significherebbe probabilmente accentuare gli svantaggi di tale moneta con ben pochi vantaggi rispetto allo status quo. E ciò a prescindere dall’enorme complessità dei problemi politici, istituzionali e non solo inizialmente finanziari e operativi che una tale soluzione comporterebbe. Essa, insomma, avrebbe tutti i difetti delle scelte a metà, compiute non perché “in medio stat virtus”, ma perché si temono le opzioni radicali, che hanno il pregio, se non altro, della chiarezza e della precisa previsione dei costi e dei benefici. Difficilmente, a mio parere, però la Germania si autoescluderà per optare per l’euro-principe: per essa stare nella situazione attuale è già assai vantaggioso. Perché mai uscirne? Un atto masochistico? Ma, poi, ci si dovrebbe accorgere che, mentre si guarda alla moneta, si stanno compiendo passi decisivi verso l’Unione bancaria, anche in contrasto con il Trattato Ue. La vicenda degli stress test, che meriterebbe un approfondimento del tipo di quelli che meritoriamente sono promossi dal Foglio, se costituisse un segnale del modo in cui si condurrà la Vigilanza accentrata, sarebbe tale da fare sbollire gli entusiasmi per una Unione che, per di più, nasce monca (senza assicurazione europea dei depositi e con un meccanismo di risoluzione delle crisi che entrerà in vigore non subito). Sarebbe, allora, proprio il caso di dire “principiis obsta”.

Angelo De Mattia

4-Al direttore - Il moderato Rohani, il fascinoso Rohani, il riformatore Rohani sta dimostrando di essere ciò che gli osservatori più smaliziati avevano fin dalla sua elezione sostenuto che fosse: un bluff, una versione edulcorata, quindi più insidiosa, del suo predecessore. L’Iran, pure nelle attuali vesti di “male minore” di fronte alla più pressante minaccia del sunnismo salafita, era e rimane oscena e repressiva teocrazia fondata sul sistematico calpestamento dei diritti umani. Checché ne dica il cognato di Beppe Grillo.

Daniele Montani

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