Lettere al Direttore IL Foglio 4.11.2014

plauso per il raddoppio dell’euro

1-Al direttore - E vabbè, quelli della Moncler spennano le oche. Manco le avessero randellate come degli operai di Terni.

Maurizio Crippa

2-Al direttore - “I due fanciulli divini che provano a governarci” per me è la più bella definizione del ventennio. Il 3 novembre 1993 (sempre nel periodo dei defunti, che io vivo con commozione e speranza) c’era stata: “A questo gioco al massacro, io non ci sto”. Vent’anni buttati oppure prigionieri di due locuzioni, spavalde o sofferte?

Riccardo Ruggeri

3-Al direttore - Nella piccola disputa tra lei e Renato Brunetta sto dalla parte di uno dei leader del trasgressivo, anche se rimosso, socialismo italiano. A tal proposito ottimo l’articolo di Guido Vitiello in prima sabato scorso. Considero, non me ne voglia, il leader politico Matteo Renzi il più grande abbaglio della storia repubblicana: un soldato fanfarone. Spero per questo Belpaese, ma dubito, che i fatti mi smentiscano.

Fabio Albertazzi

4-Al direttore - Tutti indignati per Cucchi. / Tutti omofili per Cook. / Tutti d’accordo con Obama. / Tutti operaisti contro la “madama”. / Tutti ricostruttori con Massimo Cialente. / Tutti colpevolisti nel “grandi rischi” pendente. / Tutti equi e solidali su ebola. / Tutti con le ginocchia sotto la tavola.

Alberto Piccinini

5-Al direttore - Son curioso: cosa è successo di recente perché il giornale che io amo iniziasse a trattare si’ liberamente dell’uscita dalla moneta che io odio?

Stefano Morri

Avemmo una dritta: la Germania rifà il marco. E ci siamo messi sulla pista. Un po’ di mestiere. Non è detto che sia una buona soluzione, anche per noi italiani. Ma di che morte moriamo è interessante saperlo.

6-Al direttore - Non esistono nella storia della Fiom segretari generali che hanno scherzato con il fuoco: Landini gioca all’avventura. Nessun dirigente della Cgil gli ha spiegato che minacciare l’occupazione delle fabbriche è un nonsenso drammatico. Bruno Buozzi non cavalcò il “diciannovismo” ma lo governò con una intelligente operazione di sindacalizzazione della rivolta. Chi accarezza la protesta pensando che serva ad accorciare la vita al governo Renzi gioca con la politica con  disinvoltura irresponsabile.

Ottaviano Del Turco

7-Al direttore - Scene da una scissione? E’ divertente, intrigante, spassoso, ma non crederete mica che i giacobini gioiosi, beati nella loro inconsistenza, abbiano trattato argomenti diversi? Oronzo Canà è diventato nonno Libero, altra roba, non arruolabile.

Moreno Lupi

8-Al direttore - La presentazione come un grande successo della riduzione della correzione del disavanzo strutturale dallo 0,5 per cento del pil allo 0,3, mentre originariamente con la legge di stabilità si sarebbe voluto fermarsi allo 0,1 per cento,  pur essendo la materia ancora sub iudice presso la Commissione Ue – Katainen non esclude la comminazione di sanzioni – parla più di un lungo articolo delle difficoltà con le quali ci si confronta e della ristretta applicazione dell’invocata flessibilità. E’ quasi il “ridiculus mus” biblico. Si affermerà, per contro, che il governo prevede anche, e di conseguenza, il rinvio del pareggio del bilancio e dell’applicazione della regola fissata dal Fiscal compact. Ma siamo ancora nel campo della macinazione con la stessa acqua e nell’attesa del pluristrombazzato piano Juncker per gli investimenti di 300 miliardi. Per un impulso efficace alla domanda occorrerebbero misure ben più nette ed efficaci, a livello europeo e nazionale. In particolare, la introduzione della “golden rule” per gli investimenti pubblici che così vengono sottratti al pareggio di bilancio. E, poi, andrebbe ridiscussa la predetta regola del debito per osservare la quale, senza una pesantissima manovra, occorrerà, alla scadenza del rinvio, una crescita nominale del 3 per cento, oggi assai difficilmente prevedibile. Evitiamo, allora, di inorgoglirci senza ragione, per di più in attesa del verdetto finale della Commissione, e pensiamo a come veramente far cambiare verso all’Europa, sotto il profilo degli ordinamenti e delle politiche.

Angelo De Mattia

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