Sorcini miei pensateci! Berlusconi fa la Gialappa’s

ai parlamentari

di Giuliano Ferrara | 09 Novembre 2014 ore 12:10

Spero dica questo ai suoi deputati e senatori, giovedì prossimo. “Miei cari. Sono entrato in politica per salvare capra e cavoli, il mio onore, la pellaccia mia e delle mie aziende fantastiche, la libertà di intraprendere per tutti, di fare, e anche di parlare. Per tutti. Per farlo dovevo cambiare l’Italia, e cambiarla a modo mio, non da uomo di stato allevato nella politica, e nemmeno da clown dell’antipolitica, dovevo salvarla da privato che organizza un pezzo di società e la porta, più ancora che al governo (fatto tre volte!) al centro dell’immaginazione degli italiani (fatto per sempre!). Dovevo battere in breccia i soliti noti, la nota lobby come la chiamava il buon Cossiga, tutti quei benpensanti che amano la libertà sotto tutela della correttezza ideologica e politica, e un paese di intermediazioni infinite, dato in pasto a un establishment che non è di rango e a un’Europa tecnocratica e molto tedesca. La carovana dei progressisti di Occhetto l’ho battuta. I comunisti sono scomparsi ormai davvero. Prodi l’ho massacrato quando ha osato battermi sul fil di lana con l’aiuto di tutte le lobby e con l’ingenuità di parte dell’elettorato. Una prima volta con l’Ulivo. Una seconda con l’Unione. Una terza rieleggendo Napolitano dopo la rincorsa elettorale con un braccio dietro la schiena, legato, che è forse il mio capolavoro di onesta dissimulazione (Monti mi ha aiutato molto, lo so, ma i generali come sapete devono anche essere fortunati). D’Alema ne ho fatto polpette, e come lui Veltroni e Bersani. I miei e nostri coalizzati rissosi sono stati ridotti in condizione di non nuocere ad altri che a sé stessi, dopo averci danneggiato anche per i miei errori, certo. Alla fine ho dovuto licenziare un Letta piccolo, che mi è costato un po’ perché non mi stava neanche antipatico il nipote, ma quando ho visto che si metteva con i manettari e i transumanti del ministerialismo... e pensava così di stare sereno a non far niente mentre Matteo lo incalzava con molte delle mie idee, con molte delle mie ricette, con il mio spirito, sia detto senza l’unzione del Signore".

"Miei cari, chi avrebbe potuto fare di più? Ho incarnato il maggioritario, ho creato coalizioni ed eserciti combattenti presentando il volto di un’altra Italia; mi dicono che non ho fatto la rivoluzione liberale, lo dicono quei liberali al Barolo che vagolano da sempre ubriachi tra i massimi principi e non combinano mai un cazzo. Sopra tutto, ho fatto il miracolo dei miracoli: ho dato la staffetta, preparandogli il campo con il mio stile e la mia ruota della Fortuna, a un giovanotto che è andato al potere all’età che aveva all’epoca Mussolini, 39 anni, che ha la metà dei miei anni e che è un bravissimo ragazzo, un boy scout, un rottamatore dei rottamati da me in precedenza, quello che ha compiuto le premesse del suo augusto predecessore, e lo ha fatto da sinistra, si fa per dire, in un paese conservatore, pacioso e bellamente infido, e dunque molto di sinistra nelle apparenze. Qui nasce la contraddizione di cui vi lamentate. E noi ora che ci stiamo a fare? Ma qui nasce anche la vostra sfida. Rinnovatevi. Spremete le meningi. Trovate da qualche parte il coraggio di essere diversi da quel che sembra siate: una pletora illustre di eletti che vogliono essere rieletti e non capiscono che la ‘rivincita’ è un piano a lunga gittata, al centro del quale sta la definitiva legittimazione, contro le perdite di tempo come Grillo e Salvini, di un soggetto serio che sia erede in tutto e per tutto dell’istinto di battaglia e di governo che ho messo nella politica italiana, perfezionandolo, ordinandolo, dandogli un senso anche oltre di me, che però farò i cent’anni e oltre in sella al cavallo della vita, anche pubblica, e sempre da uomo privato. Basta che voi mi aiutiate a generare un progetto vero per l’Italia, partendo dalle vere linee divisorie autentiche tra noi e Renzi, o meglio tra noi e il Pd e i sindacati classisti e l’intellighenzia perfida e stupida che governa tante anime belle, e queste linee divisorie non sono le intemerate del caro Brunetta, le sue grida scomposte che non convincono nessuno, o le furbate di un Minzolini a rota de politica o la fregola correntizia di un caro Fitto. Non vi vedo impegnati a fondare associazioni antifiscali, a fare un sindacato dei giovani esclusi dal lavoro per decreto sindacale, non vi vedo animare leghe per la e le libertà civili di tutti, per le libertà economiche, non vi vedo scompaginare da destra dal centro e da sinistra la palude quieta della società civile timorosa o arrabbiata (fa lo stesso, sonno e rivolta sono i crismi di tutti i grillismi e i salvinismi). Volete inseguire, voi sì, un Matteo, quello che dice che la Corea del nord è come la Svizzera. Vi rendete conto? Non siate gelosi di Fini, di Alfano e degli altri goodfellas che si sono perduti nei meandri di un malinteso senso del potere".

"Siate realisti, cercate di realizzare l’impossibile. Non chiedetemi primarie e rinunce alla patria potestà. Non ve le do. Chiedete a voi stessi l’energia per vivere anche oltre di me, e con me, e ricostruite una destra radicale ma non scema, che oggi non può che giocare la carta delle riforme istituzionali e della rivendicazione di un primato serio, non propagandistico, a fronte del fenomeno Renzi, la variante più interessante finora apparsa del fenomeno Berlusconi. Su, siate seri, no gelosie piccine. Verdini è un tipo responsabile e fedele, fa quel che si è concordato, non ci sono agenti di Renzi tra noi, ci sono quelli che hanno capito e quelli no. Quelli che lavorano per una prospettiva difficile e quelli che lavorano per uno sfascio facile, pensando che accelerare le elezioni, quando meno siamo pronti, con rotture irresponsabili, sia una panacea. Ma panacea ‘de che’? Amici cari, pensateci. Potete inventare la destra intelligente e resistere alla tempesta che noi stessi abbiamo suscitato ed esportato nel campo di Agramante oppure potete adagiarvi sulla logica del ‘si salvini chi può’ e fare la fine dei sorci. Sorcini miei, pensateci”.

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