l giorno che mori' il Pci. Ci sono dei giorni in cui la storia

ti viene addosso. Se succede non puoi spostarti, devi solo

decidere come assecondarla. Puoi anche decidere quale parte fare, consapevole del fatto che sono cose che non ti capitano spesso. E se non sei preparato, non importa.

Il 12 novembre 1989 era una domenica. Il muro di Berlino era caduto da tre giorni ed a Bologna si stava celebrando il 45esimo anniversario di una battaglia partigiana, la battaglia della Bolognina.

Achille Occhetto era arrivato a sorpresa a Bologna. Il suo intervento non era in programma in quella manifestazione di una retorica e di una solennità austera ed antica, quasi inimmaginabile nella società della comunicazione.

Nelle prime file c'erano solo partigiani, non più giovani, ma ancora forti. Erano quelli che 45 anni prima sparavano dalle finestre contro i nazifascisti, gli stessi che nei 45 anni successivi si erano gettati in una passione politica travolgente, che avevano subito tante sconfitte, ma che avevano anche costruito, a Bologna ed in Emilia-Romagna, nelle amministrazioni locali e nelle cooperative, un modello economico e sociale che inseguiva un sogno fatto di uguaglianza e democrazia, lavoro e mercato. Consapevoli, forse prima di altri, che l'esempio dell'Unione Sovietica che si stava sgretolando con il muro di Berlino, era fallito da tempo.

Il dibattito su un possibile cambio del nome del Partito comunista era già presente da mesi. Ne aveva parlato, fra gli altri, l'attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'epoca eterno oppositore, su posizioni più moderate, di chi nel partito comandava.

ANSA, Leonardi, 10.11.2014 

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