FEMMINE CON LE PALLE - PARTE LA LOTTA

AGLI STEREOTIPI SPORTIVI: LE PALLAVOLISTE

CHE SE LA TIRANO, LE CESTISTE SONO MASCHIACCI, LE CALCIATRICI TUTTE LESBICHE

Prima le ragazzine sceglievano il basket, ora si buttano tutte sulla pallavolo, considerato più femminile - Diouf (volley): “Ci accusano di truccarci, di avere pantaloncini attillati. Che si mettano il mascara pure loro!” - Gottardi (basket): “Tutta questione di marketing” - Cabrini ha cambiato le divise delle calciatrici: “Basta tute, sembravano sacchi di patate”...

Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”

Il peggior nemico di un’atleta (donna)? Lo stereotipo. Eccone tre, uno per ciascun sport di squadra femminile, che sopravvivono in Italia nell’Anno Domini 2014: 1) le pallavoliste se la tirano; 2) le cestiste sono dei maschiacci; 3) le calciatrici sono omosessuali.

Lo straordinario successo mediatico dell’Italia di Bonitta all’ultimo Mondiale ha girato il coltello nella piaga delle altre. Tifare contro (uno sport che esiste e resiste solo da noi) è servito: pallavoliste quarte ma su tutti i canali, quasi in monoscopio, a testimonianza di un movimento che non necessita di risultati clamorosi per farsi notare.

La polemica tra colleghe è strisciata sui blog, il vero bar sport dell’era dei social, e rimbalzata con forza come certe schiacciate di Valentina Diouf, rivelazione del Mondiale e volto nuovo del volley, che hanno lasciato i buchi sul parquet e nel web. «Ci tifano contro? Imbarazzante. Ci accusano di truccarci: e che si mettano il mascara pure loro! Noi abbiamo i pantaloncini attillati: e che chiedano alle loro federazioni di cambiare look! Che non sudiamo è una leggenda: vengano a vedere il mazzo che ci facciamo in allenamento e in partita. Brutta cosa l’invidia...».

Il basket donne, ancora scottato dal sorpasso della pallavolo (fino agli Anni 90 il rapporto di forze era ribaltato, oggi i numeri del volley sono quasi quattro volte quelli della pallacanestro: 220 mila tesserate contro 60 mila), ha alzato la voce per bocca di Silvia Gottardi, ex nazionale veterana del Sanga Milano (A2):

«Gioisco per la sconfitta delle pallavoliste. Cosa hanno più di noi? Se giocano truccate è perché non sudano e chi l’ha detto che uno sport che prevede il contatto fisico è meno femminile? Vi dico io cosa fa la differenza: il loro ufficio marketing e la rete più bassa!» ha scritto in un post (shegotgame.it) chiacchieratissimo, più provocatorio che cattivo, come ci ha poi spiegato: «Il problema è che in Italia, anche grazie al messaggio della televisione e della politica, impera una visione distorta della femminilità, un’idea che negli Usa non esiste: 30 mila presenze medie per la Women Nba. Le belle e le brutte ci sono dappertutto, come le lesbiche e le eterosessuali. Vorrei pari dignità. La verità è che non esistono sport più femminili di altri».

Però ogni settembre, quando le società sportive reclutano nelle scuole, su dieci bambine otto scelgono il volley e due il basket: «Pensare che tirare a canestro faccia diventare dei maschiacci è ridicolo — sbotta Silvia —. Valentina Vignali ha fatto la copertina di Playboy , Cecilia Zandalasini, talento 18enne di Schio, è una ragazza carina... Sono anni che mi batto per avere divise meno maschili: ai miei pantaloncini larghi, perché non cadano, devo fare quattro risvolti!».

basket femminile empoli 5

BASKET FEMMINILE EMPOLI 5

Conoscono bene il problema le ragazze di Antonio Cabrini, c.t. del calcio che sta per giocarsi la stagione nello spareggio con l’Olanda. Chi vince andrà al Mondiale 2015: sarebbe un risultato storico. In fatto di stereotipi (c’è un’attività più maschile del pallone?) e tesserate (10 mila) l’Italia è la Cenerentola degli sport di squadra italiani.

«Il paese è maschilista: vale più qualsiasi bravata di Balotelli dell’impresa che stiamo realizzando. Anche l’occhio vuole la sua parte? Ci sono calciatrici che non hanno nulla in meno rispetto alle pallavoliste: le svedesi sono ragazze meravigliose, il portiere degli Usa è stato fotografato su Playboy . Anche nel calcio le donne, se vogliono, possono esprimere la loro femminilità!». Cabrini ha dato loro una mano vietando la tuta nei viaggi in trasferta («Sembravano sacchi di patate: non esiste!») e trovando un’azienda che disegnasse una divisa più aggraziata: giacchino corto e calzoni più attillati. «Ci vuole talmente poco per ottenere grandi miglioramenti...» sospira il c.t.

Il dibattito, mai così aperto, trae nuova linfa dall’iniziativa delle giocatrici della Use di Empoli (serie A3 di basket), che dietro l’hashtag #spicchiAMO si sono messe in ghingheri per una buona causa: «È vero che non scendiamo in campo tutte belline truccate e che i pantaloncini al ginocchio non sono il massimo per sottolineare le nostre forme, ma come donne non abbiamo niente da invidiare alla concorrenza» spiega Guia Sesoldi, mente della campagna.

calciatrici olandesi in gonna

«Ci ribelliamo soprattutto alle madri che vietano il basket alle figlie per paura che diventino troppo mascoline». Palla al centro. «Ma lo sport non dovrebbe riguardare solo il gesto atletico, lasciando fuori mascara, immagine e avvenenza?» si chiede Silvia Gottardi. Ragazze, occhio: i maschi se la ridono. Un po’ di contegno.

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