Lettere al Direttore IL Foglio 20.11.2014

Lo sapevate che anche Khodorkovsky si terrebbe

la Crimea?

1-Al direttore - Chapeau a De Bortoli: le prime quattro pagine del Corriere sull’attentato di Gerusalemme, ben calibrate sulle motivazioni religiose che uniscono Hamas all’Isis!

Carlo Panella

2-Al direttore - Forse i lettori italiani non sanno che di recente alcuni giornalisti hanno domandato ad Alexei Navalny e a Mikhail Khodorkovsky, noti e fieri avversari di Putin, se – nell’eventualità venissero eletti presidenti della Russia – restituirebbero la Crimea all’Ucraina. Entrambi hanno risposto: “No”.

Massimo Boffa

3-Al direttore - “Un atteggiamento baldanzoso non rende automaticamente un governo radicale”: non poteva essere detto meglio di così da parte di un editoriale del Foglio del 19 novembre. Oggi, se non si vuole ricorrere, dal governo italiano, allo sforamento dell’ormai noto “lippis et tonsoribus” 3 per cento, almeno bisognerebbe battersi, soprattutto in relazione al progettato, e non ancora noto, piano Juncker di 300 miliardi, per conseguire la “golden rule” che esclude gli investimenti pubblici dal computo del deficit. Il rinvio al 2015 di una iniziativa per la riconsiderazione dei parametri Ue potrebbe essere una scelta astuta, per potere senza danni chiudere l’attuale, dubbia partita con la Commissione, ma non coglierebbe la opportunità di proporre sin d’ora un programma radicalmente nuovo, fatto di misure interne ed europee di politica economica e di finanza pubblica, e di misure di politica monetaria. A quest’ultimo proposito, non si tratta, come dice un esponente politico intervistato da Cerasa, di mettere la Bce nelle condizioni di acquistare titoli pubblici anche italiani: il Quantitative easing, o altra operazione, rientra nelle misure necessarie perché la Bce è obbligata dal mandato conferitole dal Trattato Ue, sul mantenimento della stabilità dei prezzi, a riportare il tasso di inflazione verso il 2 per cento. Del resto, essa stessa ha assunto tale livello per trarne la conseguenza che ogni allontanamento da esso verso l’alto o verso il basso richiede un pronto intervento della politica monetaria. Ciò non significa che non debbano concorrere altre misure di spettanza dei governi e dell’Ue. Ma ora siamo in zona-deflazione (in Italia vicinissimi alla deflazione tout court) e, allora, non si giustificano ulteriori tentennamenti. La radicalità dovrebbe valere per tutti, in specie se è un dovere normativo. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

4-Al direttore - A ogni alluvione governo e comuni, che hanno bisogno di dare risposte urgenti e sostanziose alle popolazioni danneggiate, si trovano impantanati in regole e vincoli di bilancio che ne frenano l’attività. Mi sembra che manchi un testo legislativo che valga per tutti i casi di catastrofi naturali e consenta di non incontrare sempre le stesse difficoltà burocratiche. Dovrebbe far premio su tutte le regole il “Trattato sul funzionamento dell’Unione europea” per il quale “sono compatibili con il mercato interno (europeo) gli aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali” (Sezione 2, Aiuti concessi dagli stati, art. 107, comma 2.b). A rigor di logica questo dovrebbe comportare non solo la liceità degli interventi ma anche la possibilità di non sottostare, per le spese indotte da questi eventi, ai vincoli europei di bilancio. Un saluto.

Ascanio De Sanctis

5-Al direttore - “Il Foglio odia le notizie”: parola del direttore ed è giusto così se si pensa che, sul mercato della politica italiana, non si va oltre le polemiche in Campidoglio innescate da un “marziano a Roma”, dalla pubblicazione di una storica foto di gruppo di piccoli moschettieri della minoranza pd o, ahinoi, dalle dichiarazioni, quasi quotidiane, di giovani rampanti deputate sulle “Ladies like” della nuova politica.

Vincenzo Covelli

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata