“Più uno”, vecchia tecnica truffalda

La critica politica è l’anima della democrazia, il suo birignao no

di Giuliano Ferrara | 27 Novembre 2014 ore 06:30 Foglio

Allora. Il piano Juncker non va bene: sono 350 miliardi, dovrebbero essere 700 secondo i socialdemocratici, mille secondo Corrado Passera. E poi meglio detassare che incrementare gli investimenti. Gli 80 euro in busta paga per dieci milioni di lavoratori non vanno bene: i consumi non sono aumentati (un risparmio che dimostra l’inesistenza di tutta questa indigenza, no?). Il Jobs Act non serve a nulla: l’articolo 18 è una puttanata, infatti è quasi mezzo secolo che regna indisturbato e la ghigliottina ha tagliato tutte le teste che avevano osato pensarne la rimozione. Chissà perché, se non serviva a niente. La decontribuzione per i contratti a tempo indeterminato non va bene: bisogna che siano posti aggiuntivi e non sostitutivi, non ci facciamo mancare mai niente, e poi deve essere su sei anni piuttosto che su tre. Ok. Draghi è formidabile, d’accordo, ma dovrebbe fare come la Federal Reserve: quella sì che ha saputo fare i bail out e immettere costante e abbondante liquidità nelle banche americane, e ha saputo trasmetterla all’economia reale, favorendo una effettiva propensione agli investimenti, fino allo straordinario 3,9 per cento di crescita registrato di recente.

ARTICOLI CORRELATI  Da Draghi a Merkel, basta un’eco di “svolta” per giubilare  Europa in cerca di stimoli. Oltre Juncker, idee renziane anti tasse  Juncker l’illusionista  Piano Ue, un po’ nano ma si muove  Solo una ciambella di salvataggio? Cosa non va nella Terza via renziana

Tutte critiche legittime, però il piano Juncker sostituisce il nulla precedente, gli 80 euro sono il più grande incremento salariale della storia recente e un rigonfiamento reddituale della classe media via detassazione che male non fa, nessun Jobs Act o decontribuzione produce posti di lavoro ma un mercato del lavoro migliore, dopo decenni di classismo protezionista, è la premessa per investimenti capaci di creare lavoro e profitti da produttività, Draghi non governa il dollaro ma l’euro, la sua area. Cose ovvie, che i critici del “più uno”, classico mezzo farlocco di lotta politica, non tengono in gran conto. Eppure dovrebbero saper fare di conto.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata