Splendido “j’accuse” all’Onu. L’ambasciatore israeliano

al Palazzo di vetro dice al mondo: voi non siete per il popolo palestinese, voi siete contro Israele. Ora dovete scegliere se davvero volete la pace

di Ron Prosor | 27 Novembre 2014 ore 16:24 fOGLIO

Pubblichiamo il discorso che l’ambasciatore israeliano ha pronunciato al Palazzo di vetro davanti all’Assemblea dell’Onu nell’ambito del Giorno di solidarietà internazionale per il popolo palestinese, lunedì 24 novembre.

Signor presidente, mi presento qui davanti al mondo come rappresentante orgoglioso dello stato di Israele e del popolo ebraico. Sono qui davanti a voi con la consapevolezza che la verità e la forza morale sono dalla mia parte. E nonostante questo, sono qui sapendo che oggi in questa Assemblea la verità sarà ribaltata e la forza morale sarà messa da parte. Quando i membri della comunità internazionale parlano del conflitto israelo-palestinese, scende una nebbia che offusca ogni logica e ogni trasparenza morale. Il risultato non è la realpolitik, ma la surrealpolitik. L’attenzione inesorabile del mondo sul conflitto israelo-palestinese è un’ingiustizia nei confronti di decine di milioni di vittime della tirannia e del terrorismo in medio oriente. Mentre parliamo, gli yazidi, i bahai, i curdi, i cristiani e i musulmani sono uccisi e costretti alla fuga da estremisti radicali al ritmo di mille persone ogni mese.

Quante risoluzioni avete votato nell’ultima settimana per occuparvi di questa crisi? E quante sessioni speciali avete convocato? La risposta è zero. Cosa ci dice questo della preoccupazione internazionale per la vita umana? Non molto, ma è invece chiaro il messaggio sull’ipocrisia della comunità internazionale.

Sono qui davanti a voi per dire la verità. Dei 300 milioni di arabi nel medio oriente e nel nord Africa, meno di mezzo punto percentuale sul totale è davvero libero – e sono tutti cittadini di Israele. Gli arabi israeliani sono tra i più istruiti del mondo. Sono i nostri migliori medici e chirurghi, sono eletti nel nostro Parlamento e sono giudici nella nostra Corte suprema. Milioni di donne e uomini in medio oriente darebbero il benvenuto a queste opportunità e libertà. Nonostante questo, nazione dopo nazione oggi salirà su questo palco e criticherà Israele – la piccola isola di democrazia in una regione piagata dalla tirannia e dall’oppressione.

Signor presidente, il nostro conflitto non è mai stato sulla creazione di uno stato palestinese. E’ sempre stato sull’esistenza dello stato ebraico. Sessantasette anni fa, in questa stessa settimana, il 29 novembre del 1947, le Nazioni Unite votarono per dividere la terra tra uno stato ebraico e uno stato palestinese. Semplice. Gli ebrei dissero sì. Gli arabi dissero no. Ma non dissero soltanto no. L’Egitto, la Giordania, la Siria, l’Iraq, l’Arabia Saudita e il Libano lanciarono una guerra per annichilire il nostro stato appena nato. Questa è la verità storica che gli arabi stanno cercando di distorcere. Gli errori storici degli arabi continuano ad avere conseguenze – in quanto a vite perse in guerra, vite perse a causa del terrorismo, e vite rovinate dai limitati interessi politici degli arabi.

Secondo le Nazioni Unite, circa 700 mila palestinesi sono stati sfollati nella guerra iniziata dagli stessi arabi. Allo stesso tempo, 850 mila ebrei sono stati costretti a fuggire dai paesi arabi. Ma perché, 67 anni dopo, la fuga degli ebrei è stata completamente dimenticata da questa istituzione, mentre quella dei palestinesi è soggetta a un dibattito annuale? La differenza è che Israele ha fatto del suo meglio per integrare i rifugiati ebrei nella società. Gli arabi hanno fatto esattamente il contrario. La peggiore oppressione del popolo palestinese ha luogo nelle nazioni arabe. In gran parte del mondo arabo, i palestinesi sono discriminati con aggressività ed è vietata loro la cittadinanza. Non hanno il diritto di possedere la terra e non è loro permesso di intraprendere alcune professioni. E nonostante questo nessuno – nessuno – di questi crimini è menzionato nelle risoluzioni che avete davanti.

Se foste davvero preoccupati delle gravi condizioni del popolo palestinese ci sarebbe una, almeno una risoluzione rivolta ai palestinesi uccisi in Siria. E se foste davvero così sinceramente preoccupati dei palestinesi ci sarebbe almeno una risoluzione per denunciare il trattamento dei palestinesi nei campi profughi in Libano. Ma non c’è alcuna di queste risoluzioni. La ragione è che nel dibattito di oggi il discorso non è sulla pace o in favore del popolo palestinese – è contro Israele. Non è altro che un festival di odio e di attacchi contro Israele.

Signor presidente, le nazioni europee dicono di aderire ai valori di Liberté, Egalité, Fraternité – libertà, uguaglianza e fraternità – ma niente può essere più lontano dalla verità. Spesso sento i leader europei proclamare che Israele ha il diritto di esistere entro confini sicuri. Questo è molto gentile. Ma devo dire che per me questo ha lo stesso senso di mettermi qui a proclamare che la Svezia ha il diritto di esistere entro confini sicuri. Quando poi si parla di questioni di sicurezza, Israele ha imparato nella maniera più dura che non possiamo fare affidamento sugli altri – certamente non sull’Europa.

Nel 1973, nel giorno dello Yom Kippur – il più sacro del calendario ebraico – le nazioni arabe confinanti hanno lanciato un attacco contro Israele. Nelle ore prima che la guerra iniziasse, Golda Meir, il nostro primo ministro di allora, prese la decisione difficile di non lanciare un attacco preventivo. Il governo israeliano capì che se avessimo lanciato un attacco preventivo, avremmo perso il sostegno della comunità internazionale. Mentre le armate arabe avanzavano su tutti i fronti, la situazione in Israele diventava grave. Il numero dei nostri caduti stava crescendo ed eravamo pericolosamente a corto di armi e munizioni. Allora, nell’ora del bisogno, il presidente americano Richard Nixon e il segretario di stato Henry Kissinger decisero di inviare aerei Galaxy carichi di tank e di munizioni per rifornire le nostre truppe. L’unico problema era che i Galaxy avevano bisogno di fare rifornimento sulla strada verso Israele. Gli stati arabi ci stavano circondando e la nostra esistenza era minacciata – e nonostante questo, l’Europa non concesse nemmeno che gli aerei facessero rifornimento. Gli Stati Uniti intervennero ancora e ottennero che agli aerei fosse concesso di rifornirsi nelle Azzorre. Il governo e il popolo di Israele non dimenticheranno mai che, quando la nostra esistenza era in gioco, un unico paese è venuto in nostro aiuto, gli Stati Uniti d’America.

Israele è stanco delle promesse vuote dei leader europei. Il popolo ebraico ha la memoria lunga. Non dimenticheremo mai che ci avete tradito negli anni 40. Che ci avete tradito nel 1973. E ci state tradendo ancora una volta oggi. Ogni Parlamento europeo che ha votato per riconoscere prematuramente e unilateralmente uno stato palestinese sta dando ai palestinesi esattamente quello che vogliono – sovranità senza pace. Offrendo loro uno stato sul piatto d’argento, state ricompensando le azioni unilaterali ed eliminando ogni incentivo per i palestinesi a negoziare o a fare compromessi o a rinunciare alla violenza. State veicolando il messaggio secondo cui l’Autorità palestinese può stare al governo con i terroristi e incitare la violenza contro Israele senza pagare alcun prezzo.

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