Lettere al Direttore Il Foglio 2.12.2014

L’agenda di Francesco a Istanbul non è piaciuta troppo, secondo un lettore

1-Al direttore - Non è che l’Inter ha giocato da schifo, è che rientrando a Milano vorrebbero trovare più lettere minatorie di Pisapia.

Maurizio Crippa

2-Al direttore - Disastroso il tour mediorientale del Vescovo di Roma. Ha portato fiori al mausoleo di Atatürk, corresponsabile del genocidio dei cristiani armeni, ha pregato con i capi islamici nella Moschea Blu (come se il giorno dopo la notte di San Bartolomeo gli ugonotti si fossero uniti in preghiera con il vescovo di Parigi a Notre-Dame), ha dichiarato che il sogno del Califfato nasce dalla miseria economica di quelle genti (come si esprimerebbe ormai solo la signora che presiede il Parlamento italiano). Quest’ultima uscita è particolarmente grave, manca del doveroso rispetto per dei combattenti sia pure feroci. In epoca di droghe diffuse e tollerate in ogni ambiente, il sulfureo Marx si sarebbe ricreduto da tempo su questa sciocchezza della religione oppio dei popoli e avrebbe sghignazzato assai su un Papa che, buon ultimo, la fa sua. 

Francesco Miozzi 

Forse troppo severo, ma puntuto.

3-Al direttore - Per Marine Le Pen, Salvini è travolgente e possiede ottime capacità. Bene la Francia che ha trovato un leader, l’Italia ne fa volentieri a meno.

Roberto Carletti

3-Al direttore - A Radio Radicale viene evocata spesso la locuzione “spes contra spem” senza mai citare il nome di Giorgio La Pira che ha rimesso in auge questo motto, mutuandolo dal racconto paolino dell’avventura di Abramo, che ebbe fede sperando contro ogni speranza. E ciò viene fatto da una persona, come Marco Pannella, che con La Pira non c’entra nulla. E non per la sua nota “religiosità laica”, ma per la sua storia politica condotta sul fronte amerikano, interventista, antipacifista, e dunque opposto a quello del “sindaco santo”. Spero che qualcuno intervenga perché il motto “spes contra spem” non venga lasciato a quel Pannella che ancora oggi sta con i montagnard che collaborarono con gli americani durante la guerra del Vietnam, proprio mentre La Pira dialogava con Ho Chi Minh per imporre la pace.

Raimondo Fra

4-Al direttore  - Michel Gérard Joseph Colucci, detto così non dice nulla. Con il suo nome d’arte, Coluche, invece dice tanto. Nel tredicesimo arrondissement, a Parigi, una piazza porta il suo nome. Coluche faceva il comico, aveva successo,  ma pensò che poteva essere utile al suo paese e annunciò la sua candidatura alle elezioni presidenziali francesi del 1981. Gli dettero fiducia in tanti, mica solo roturier disillusi ma anche intellettuali di spicco come Gilles Deleuze, uno dei grandi filosofi del Ventesimo secolo.  Coluche poi rinunciò alla sfida e tornò al suo vecchio mestiere. Quattro anni dopo era sul set di un film di Dino Risi, “Scemo di guerra’’. E al suo fianco chi c’era? C’era Beppe Grillo, nel ruolo del sottotenente Marcello Lupi. Praticamente un subalterno di Coluche che era invece il capitano Oscar Pilli. Tu guarda, pensando poi alla storia,  che strani scherzi fanno a volte le sceneggiature.

Gino Roca

5-Al direttore - Interessante la recensione di La Malfa sulle malefatte europee in Congo. Ma mi permetta, bonariamente, con alcuni limiti.  Presentare la storia del Congo a partire dalla colonizzazione, significa un po’ dimenticare che gli europei si inserirono, colpevolmente, certo, in un traffico di schiavi inter-africano da sempre esistente! Inoltre la polemica si potrebbe attualizzare: proprio un vescovo del Congo, mons. Djomo Lola, ha denunciato a più riprese che le lobby gay stanno vincolando i finanziamenti per l’Africa all’accettazione del matrimonio gay e del gender, che in Africa nessuno vuole. Il neocolonialismo culturale gay qualcuno lo racconterà solo in futuro?

Filippo Sassudelli

6-Al direttore - Scissioni nel Pd. La malattia è genetica, viene da lontano. Si manifestò il 28 settembre 1864 a Londra con la Prima Internazionale. Contagiosa e trasmissibile per via orale. Il vaccino non esiste, ci sarebbe il siero. Già ma non è un prodotto della Ditta. Anzi, sarebbe veleno per la Ditta. Per cui…

Moreno Lupi

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