Lettere al Direttore Il Foglio 3.12.2014

Macaluso con sicurezza si candida per il podio alla Scala

1-Al direttore - Dice il cardinale Scola che bisogna educare i giovani al matrimonio indissolubile. Credo voglia entrare in competizione con Pisapia sul record di lettere minatorie.

Maurizio Crippa

2-Al direttore - Un lungo servizio del Fatto ci informa che il candidato del presidente del Consiglio Renzi al Quirinale sarebbe l’illustre maestro Riccardo Muti. A confermarlo, sempre secondo il Fatto, sarebbe stato anche il figlio di Muti il quale ha rivelato che ci sarebbe stata una telefonata del presidente.

Gli interlocutori del Fatto tra i quali c’è anche il sindaco di Firenze Dario Nardella e altri non hanno però detto che il presidente ha telefonato anche a me per propormi alla direzione della Scala. Muti avrebbe detto: “Bisogna osare nella vita come nella politica” e il Fatto commenta: “Il  direttore d’orchestra non si tira indietro”. Anch’io non mi tiro indietro per dirigere l’orchestra alla Scala.

Emanuele Macaluso

3-Al direttore - Mi permetta due notazioni sulla “puntuta” analisi del lettore Francesco Miozzi sulla visita papale in Turchia. Se ci riferiamo al solo soglio pontificio, e ragionando al solito da manager, mi pare che Bergoglio  (non certo Francesco che non mi permetterei mai di commentare) non abbia ancora definito il “punto di caduta” della sua strategia internazionale (a prima vista, pare grezza e sembra studiata in “periferia” usando però il linguaggio del “quadrilatero”). Inoltre, l’opinione pubblica internazionale non è più in grado di comprendere i viaggi pastorali (stile Papa Wojtyla) vuole lo stile “road show” dei supermanager, per cui sono richieste skill non facili da acquisire.

Riccardo Ruggeri

4-Al direttore - “Più uno” fanno i politici normali, sempre pronti a criticare qualsiasi cosa, fosse pure il paradiso, se solo non posseggono le chiavi del potere. A loro Forza Italia risponde con “-23”,  cioè la differenza tra l’aliquota marginale attualmente vigente per i redditi più alti, che attualmente è pari al 43 per cento, e la “flat tax”. Può essere credibile? E’ più un esempio dell’ottimismo visionario che ha aiutato Berlusconi a costruire un impero economico e a far nascere il centrodestra e l’alternanza di governo, o è una boutade?

Davide Scarano

Io penso che una drastica scelta di riduzione delle tasse, e delle spese per il welfare impazzito, porterebbe a una rapida e sensibile crescita che metterebbe a posto i conti. Per questo sono un ideologo, non un economista.

5-Al direttore - Il commento sul Foglio del 28 novembre di Stefano Cingolani a proposito del dibattito sul sistema bancario in seno alla Fondazione La Malfa dimostra la competenza del commentatore, ma evidenzia pure la necessità di proseguire negli approfondimenti. “Riformare” i banchieri, infatti, è necessario; ma non è sostitutivo della riforma delle banche che dovrebbe precedere o essere contestuale. Vi sono alcuni banchieri che non sono né come li avrebbe voluti Schumpeter, “efori dell’economia”, né come sarebbero piaciuti a Einaudi, “senza aggettivi”. Ma il problema è molto più rilevante per l’operatività delle banche: la introduzione in Europa di una sorta di Volcker rule che separi nettamente l’attività creditizia da quella di investimento, andando oltre quanto si pensa di fare in Europa secondo una versione molto mediata, potrebbe essere necessaria, se solo si pensa che una delle cause della tempesta perfetta negli Usa è stata proprio l’abrogazione del Glass-Steagall Act voluta da Clinton, un Act che la separazione in questione sanciva sin dagli anni Trenta, come la nostra legge bancaria del ’36, superata nel 1993. Insomma, potrebbe essere più che opportuna una revisione che vada oltre il “chiodo fisso” del rapporto tra capitale e crediti ponderati per il rischio e inizi anche a pensare alla Vigilanza istituzionale senza una visione totalizzante di quella strutturale. Pensare solo ai banchieri sarebbe assolutamente riduttivo.

Angelo De Mattia

6-Al direttore - La prima cosa che mi ha meravigliato, nel caffè dove ero entrato, mentre la televisione informava dell’omicidio del ragazzino Loris a Ragusa, è che le persone commentavano: “Quel cacciatore lì farà la fine del Bossetti…”,  riferendosi alle insistenze dei cronisti intorno alla persona che ha scoperto il corpo. Ormai i giornalisti giocano d’azzardo, chi se ne frega, loro devono dire qualcosa, insinuare… Ecco perché il nonno del ragazzino li ha fatti scappare. Altro che diritto di cronaca.

Roberto Zanella

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