GIULIANO FERRARA DIVENTA BIOGRAFO E DEDICA

 UN SAGGIO ALL’ADORATO RENZI: “E’ L’UNICO VERO EREDE DI BERLUSCONI. HA ROTTAMATO UN PAIO DI GENERAZIONI, E TOLTO L’ITALIA AI SOLITI NOTI, ME COMPRESO”

L’Elefantino stavolta non porta in libreria un instant book su temi etico-religiosi, ma un vero libro (per Rizzoli) su Renzi: “La nostra generazione ha combattuto la sua battaglia e ha, con alcuni onori e qualche disonore, perduto. Largo ai giovani e bando ai tromboni: è diventato un programma civile”...

Comunicato stampa Rizzoli

Il decano dei giornalisti scomodi per la prima volta in libreria. Una requisitoria pubblica e una confessione privata che farà discutere tutti, irritare molti. Un ritratto folgorante dell’uomo che sta rivoluzionando l’Italia, il vero erede del cavaliere che fu.

«Mi piacerebbe che quelli come me riflettessero sulla trombonaggine di certe pretese. Mi piacerebbe che la finissero di attribuirsi premi e prestigio, i soliti noti che pullulano nelle pieghe dell’immobilismo italiano. Io sono uno dei soliti noti. Bisogna togliergli l’Italia, dice Matteo Renzi. Ha ragione, mi dico».

«Abbiamo smentito gufi e rosiconi, sono felice, andiamo avanti come treni». Come un abile delfino del Cavaliere, Renzi sta trasformando la lingua e la politica di un’Italia che fatica a tenergli il passo. E, com’era prevedibile, il catalogo dei suoi avversari inizia ad assomigliare in modo impressionante a quello di Berlusconi: i poteri forti e i salotti buoni, Confindustria e i sindacati, l’Europa e i “manettari”. «Stessi nemici, in contesti diversi, e in contesti diversi forse gli stessi errori», per questo Renzi ha già metà del piede nella tagliola. Che in Italia non tarda mai a scattare.

«Volete che un vecchio e intemerato berlusconiano pop, come me, non si innamori del boy scout della provvidenza?». Quella del royal baby è una provocazione all’establishment nostrano, che Giuliano Ferrara, col suo stile inimitabile, accetta e porta fino in fondo: perché Renzi non ha rottamato solo la classe dirigente del Pd, ma almeno un paio di generazioni che hanno combattuto le loro battaglie e hanno, con alcuni onori e qualche disonore, perduto.

Allora è arrivato il momento di cedergli il passo e, con dignità, abdicare: «Largo ai giovani e bando ai tromboni: non avrei mai pensato che potesse essere questo un programma civile, invece lo è».

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