Lettere al Direttore Il Foglio 23.12.2014

Le bambole di celluloide d’antan erano unisex (le bambole)

1-Al direttore - Il presidente del Senato Pietro Grasso dovrebbe essere e rimanere estraneo al patto del Nazareno. E invece sembra che voglia inserirvisi e fruirne: magari per diventare lui il nuovo capo dello stato, facilitatore delle riforme. Di qui l’ostentazione l’altra notte di un proprio ruolo, zelante e invadente, in materia di calendario dei lavori parlamentari. Pur di assecondare il disegno di incardinare la legge elettorale a ridosso della sessione di bilancio, il volenteroso presidente è arrivato a dire che l’ammissibilità dei testi e degli emendamenti legislativi competa al governo e il compito dei parlamenti non sia che di prenderne atto e di approvarli, a prescindere dai tempi e dai modi della loro formulazione…

Luigi Compagna

Tanto di Compagna dovrebbe rimanere estraneo alle trame parlamentariste, che nulla hanno a che vedere con la funzione di controllo e legislativa delle Camere e molto con il loro malinteso istinto di sopravvivenza. Viva il presidente Grasso!

2-Al direttore - Ma è mai possibile che Malagò non sappia che in chiesa non si accavallano le gambe? Per di più davanti a un Papa! A Roma siete proprio ridotti male…

Anna Bronci

3-Al direttore - Renzi al Foglio ha fatto una bellissima battuta: “Sono contento di aver riportato Grillo alla sua dimensione: la comicità”. Condivido, in realtà anche Renzi e Salvini quando giocano a fare i leader mi fanno ridere. Divento serio solo quando osservo Berlusconi (ho votato per lui solo nel ’94 ma curiosamente mi sono affezionato all’uomo), vorrei tanto essere un suo amico per consigliargli di ritirarsi, con questi dilettanti allo sbaraglio lui non può confondersi: ha una storia unica al mondo alle spalle.

Riccardo Ruggeri

4-Al direttore - Ma non è che a forza di attaccare manifesti Salvini qualcosa ha imparato e Lei lo sta sottovalutando?

Roberto Alatri

Non sono un nazionalista nord coreano.

5-Al direttore - Dall’intervista di Cerasa emerge l’immagine di un Renzi di lotta e di governo, che bilancia con destrezza le categorie weberiane di etica della convinzione ed etica della responsabilità: se la piglia con il fantomatico 3 per cento, ma poi in quanto capo dell’esecutivo lo rispetta; esalta l’Europa quale identità culturale, ma è conscio che la vera battaglia è tutta sull’economia e la flessibilità; invoca punizioni contro Putin, ma subito riconosce il ruolo strategico della Russia. E’ di lotta la sapiente retorica anti gufo (speculare al “siate ottimisti” del Cav.) e di governo la sua pragmatica ricerca di mediazioni con tutti, senza pregiudizi. Il suo successo personale è figlio anche della capacità di muoversi con disinvoltura tra i piani contraddittori delle intenzioni programmatiche e del principio di realtà.

Daniele Montani

Controfirmo integralmente. Grazie.

6-Al direttore - La somma di due figure istituzionali deboli non fa una figura istituzionale forte. Ecco perché in Italia si sopperisce alla diversamente riformabile architettura istituzionale con il: “N’importe quoi, n’importe comment”. Dissento sul fatto che il prossimo occupante del Quirinale sarà relegato a fare il tagliatore di nastri. In un modo o nell’altro la storia recente li ha resi i soli protagonisti in mezzo a una folla di confusi impotenti, abili tecnocrati e mercenari del re di Prussia. Siamo un protettorato in declino, d’accordo, e proprio per questo l’amministratore delegato, o il curatore fallimentare che dir si voglia, sarà ancora una volta determinante.

Angela Piscitelli

7-Al direttore - Lei dice di star su almeno un po’. Io ci provo ma la vedo grigia. Confido nella di lei intelligenza e nel fiuto politico che la induce a dare supporto al governo Leopolda, io tuttavia sono  vecchio e non ho molto tempo da scommettere sulla ruota di Firenze. Ora aspetto Prodi al Quirinale per poter dire che tutto si è consumato al peggio. Affezionato lettore che ha perduto la speranza e che non vorrebbe più ascoltare vane promesse dette con quell’enfasi da bullo di Toscana del nostro premier che ripete: non ci fermeranno! Ma chi vuole fermarlo se non è manco partito.

Vittorio Rossi

8-Al direttore - A proposito dei balocchi unisex oggi raccomandati in Francia dall’autorità pubblica, io ricordo che quando ero bambino le bambole e i bambolotti di celluloide, in calzoncini se maschietti e in gonna se femminucce, lì sotto non avevano nulla a distinguerli, erano piatti e lisci. Noi, bambini curiosi, eravamo un po’ stupiti, perché sapevamo benissimo come fossero le cose. E le assicuro che di problemi di gender non si parlava nemmeno. Figurarsi poi dell’eguaglianza dei sessi.

Angiolo Bandinelli

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