Lettere al Direttore Il Foglio 3.1.2015
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I monaci redigevano leggi elettorali, e votavano a bastonate
1-Al direttore - Ma tutti questi mercantili di profughi davanti alla Puglia… Sicuri che non stiano organizzando le primarie di Fitto?
Maurizio Crippa
2-Al direttore - Come ricorda Giovanni Sartori in un aureo libretto (“La democrazia in trenta lezioni”), le tecniche elettorali non ci arrivano dai greci (che di norma ricorrevano al sorteggio), ma dagli ordini religiosi, dai monaci arroccati nei conventi-fortilizi che nell’alto Medioevo dovevano eleggere i propri superiori. Non potendo ricorrere né al principio ereditario né a quello della forza, non restava che ricorrere al voto. E dobbiamo a loro l’invenzione del voto segreto e delle regole maggioritarie. In realtà, alla fine l’elezione doveva risultare unanime, o quasi (i riottosi venivano convinti a bastonate). In fondo, è quello che non esclude Renzi per la scelta del nuovo inquilino del Colle.
Michele Magno
Renzi ha argomenti più spessi e duri degli stessi bastoni, e poi è stato nei boyscout ma non è un monaco.
3-Al direttore - Il Quirinale? Se fossi italiano tiferei per Massimo D’Alema. Esteticamente il malconcio Prodi è una catastrofe ambulante, una specie di Hollande emiliano. D’Alema, invece, i suoi baffi a spazzola, il suo sarto napoletano, che chic! E’ il candidato d’obbligo dei dandy. Per giunta, mi ricordo quello che scriveva Francesco Cossiga (“La Passione e la Politica”, Rizzoli, pagina 309): “Forse i due più grandi leninisti italiani sono Massimo D’Alema e Giuliano Ferrara”. Per resistere alla Merkel e compensare il boyscoutismo democristiano di Renzi, ci vuole sul Colle un pizzico di leninismo.
Gabriel Matzneff
4-Al direttore - La Lega lancia “Noi con Salvini” e mette da parte i toni polemici contro il meridione; da Pyongyang arrivano segni di distensione nei confronti della Corea del sud. Salvini e il caro leader sono sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
Daniele Montani
Prendesse il 10 per cento avrebbe l’endorsement ex post di qualche editorialista che so io del Corriere della sera. Salvini dico, non il caro leader che è al 99 da tempo.
5-Al direttore - Il Foglio ha pienamente ragione quando (in uno degli editoriali del 2 gennaio) argomenta che il calo del prezzo del petrolio non solo non può ritenersi sostitutivo di ulteriori misure monetarie non convenzionali contro i pesanti rischi di deflazione, ma è proprio una della cause del drastico abbassamento dell’inflazione, per cui esso diventa un altro sprone per Mario Draghi per procedere al “Quantitative easing” di titoli pubblici, in particolare, considerato che alla Bce fa carico il tassativo mandato per il mantenimento della stabilità dei prezzi fortemente insidiata dalla deflazione. E’ tuttavia illusorio sperare che il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, sostenitore della tesi che ritiene non necessarie le predette misure a motivo del calo in questione, si ricreda, essendo ultranota la bronzea fermezza dei suoi convincimenti. Il 22 gennaio a Draghi si presenta il compito forse più difficile di questo primo triennio: fare finalmente votare, nel Consiglio, su di una misura che, prima ancora di essere opportuna e necessaria, è imposta dal dovere cogente dell’azione antideflazione. Le auguro buon anno. Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
6-Al direttore - Ok, coi se e i ma non si va da nessuna parte, poi non sono neppure fatti miei. A volte, però, mi viene da pensare dove sarebbe e cosa farebbe lei se non avesse avuto atteggiamenti critici e relativi, conseguenti, comportamenti nei confronti della sua appartenenza e cultura politica originaria. Sarebbe stato con Veltroni o D’Alema? Sarebbe stato uno dei centouno? Sarebbe al posto del governatore Piero Fassino? Con Stefano Fassina o con Matteo Renzi? Oppure avrebbe fatto le valigie alla nascita, benedetta da Prodi, Fassino, Rutelli, “dell’amalgama non riuscito”? Oppure candidato alla successione di Napolitano? Non so, magari niente di tutto ciò. La fantasia svolazza, innocente e solidale. Una cosa è certa, non sarebbe nato il Foglio. Di gran lunga, basta e avanza. Buon anno.
Moreno Lupi
Sic manebimus eccetera. Se ci sloggiano, faremo altro. Per la politica attiva non sono tagliato. Checché se ne dica, sono troppo buono.