Lettere al Direttore Il Foglio 8.1.2015

Attenti al rischio dell’islamofobia, mi raccomando caldamente

1.Al direttore - Dice Boldrini di “non confondere assassini e musulmani”. Dove “confondere” è l’unico vocabolo che abbia una qualche pertinenza con la presidenta della Camera.

Maurizio Crippa

2.Al direttore - Ormai le parole stanno a zero. Ogni giorno articoli che illustrano tutta l’incompatibilità e ferocia di ciò che è islam e ciò che è occidente. Renzi è vicino a Hollande per l’assalto al giornale Charlie Hebdo, ma sono parole a vanvera come quelle che ogni governante europeo esprimerà. Li hanno voluti gli islamici in casa e noi subiamo la loro invasione. Loro li accolgono e piangono lacrime di coccodrillo. Se dieci anni fa potevano essere credibili, oggi non lo sono più.

Franco Bolsi

3.Al direttore - Non m’indigno, sogghigno. Mi rammarico solo che gli imbecilli, gli idioti fautori del dialogo a tutti i costi, non ci vadano mai di mezzo personalmente. Anzi, le corrispondenze da Parigi, andate in onda su La7, insinuano giustificazioni per l’attentato assassino e si domandano se l’accaduto potrà giovare al Front National. Capito? Quella la preoccupazione principale. Povero ’89, Liberté, Egalité, Fraternité: le ripudiate del PolCorr. Per inciso, per gli ignoranti pecoroni, occorre precisare che Charlie Hebdo, non è un giornale satirico di destra, tutt’altro.

 Moreno Lupi

4.Al direttore - No, non sono ancora contenti e sperano che vada sempre peggio, finché l’odiato sistema occidentale e Israele non verranno distrutti. A RaiNews24 non hanno ancora pronunciato la parola islam, ma la “destra radicale” di Le Pen (quei cattivoni) l’avranno nominata dieci volte in cinque minuti. Solo che, come sempre, non fanno i conti con la realtà.

Guido Valota

Il decano dei giornalisti italiani ha detto che la decimazione di Charlie Hebdo può sollecitare islamofobia. Ecco.

5.Al direttore - Il senatore Giarrusso si è pronunciato per l’impiccagione del presidente Renzi. La sua brutalità mi ha riportato alla legislatura 1992-’94, quando più volte al collega Miglio succedeva di tessere l’elogio del linciaggio. Istituti giuridici, impiccagione e linciaggio, che nella storia dei parlamenti non sempre hanno trovato sostenitori entusiasti quanto i due parlamentari italiani. A entrambi, poi, è toccato nei rispettivi gruppi e nelle rispettive commissioni di venir considerati “giuristi”. Termine che mai Vittorio Emanuele Orlando aveva voluto si usasse per sé. Eletto deputato nel collegio di Partinico nel 1897, quando già lo si rubricava come grande costruttore del sistema del diritto costituzionale e del diritto amministrativo, Orlando nell’Aula di Montecitorio aveva mantenuto per quasi due anni il dignitoso riserbo del neofita e aveva poi scelto di debuttare il primo febbraio del 1899 con un discorso in difesa dell’immunità parlamentare di due colleghi colpiti da ingiuste decisioni della magistratura. Insomma, in Orlando l’orgoglio del “parlamentare” nulla concesse mai alla vanità del “giurista”.

Luigi Compagna

6.Al direttore - Leggo che al processo per la strage di Boston la difesa punterà a descrivere l’attentatore come “un disadattato, segnato dalle persecuzioni razziali subìte dalla sua famiglia di origine cecena”. Mi sono ricordato di un intervento di Gianni Riotta a RaiNews, a pochi giorni dall’attentato, in cui l’editorialista della Stampa si era spinto persino oltre, sostenendo che all’origine del radicalismo dei due fratelli ci fosse il mancato riconoscimento della cittadinanza americana al fratello maggiore Tamerlan, per via di “uno schiaffo dato a una ragazza”. A placare la mia ira ci pensò il giornalista Alessandro Baracchini ricordando che, nelle fila jihadiste, militano migliaia di volontari con cittadinanza inglese, francese, olandese etc. L’odio, infatti, non conosce passaporto.

Daniele Montani

7.Al direttore - Bellissima arringa contro la pena di morte di Eduardo Savarese. Che tuttavia non contempla il fatto che se nei secoli cosiddetti bui, e oltre, non ci fossero stati i capestri (forse gli squartamenti erano un tantino esagerati) oggi non ci potremmo permettere di fare discorsi come questo. E mi sembra giusto che un feroce assassino continui a soffrire nell’inferno del suo involucro di carne dato che è provato che l’inferno, quello di Caronte, che una volta temevamo non esiste più.

Mario Mauro

Sto leggendo Dante. Esiste.

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