Lettere al Direttore il Foglio 9.1.2015

Guardatevi my son of a bitch sul canale Memri di YouTube, c’è tutto

1.Al direttore - “E i Lumi bei, che mirar soglio, spenti”. (Petrarca, CCLXXII).

Maurizio Crippa

2.Al direttore - Impazza il #JeSuisCharlie. E’ un dopo al limite della farsa, zeppo com’è di pavide rinunce, di piccoli calcoli e ancor più piccole prese di beneficio. Fu Kennedy che disse siamo tutti berlinesi. Ne seguì il confronto est-ovest; cioè politica, decisioni, scelte ai limiti dell’olocausto nucleare. Quando Fb sarà invaso da #JeSuisCharlie seguirà uno zero di azione e ancor meno di politica. Non posso dimenticare che le vignette sull’islam non avevano nulla della virulenza con cui sono stati derisi Cristo e la Madonna su quel giornale. Alla fine anche le piccole viltà, i piccoli accomodamenti si pagano. Perché Charlie calcolava, come tutti, e di fronte alla virulenza reattiva di tali bersagli il calcolo è stato sbagliato. Tanto che il Financial Times, che di calcoli se ne intende come espressione del pragmatismo inglese, altra versione rispettabile della pavidità, non ha avuto dubbi nel qualificare la politica editoriale di Charlie come “stupida”. Se proprio devi vendere la tua satira fallo solo con chi sai che mai ti sgozzerà, se proprio devi irridere qualcuno irridi i cristiani. Che ti fanno? Nulla. L’islam ti minaccia… chiedi scusa e risolvi la pratica, la tiratura è salva (anzi ci guadagni qualcosa)… In fondo è quello che fanno i nostri comici che tutto e tutti insultano, ma molto più avvezzi alla furberia italica, evitano accuratamente l’islam e le sue infinite varianti… di ciò di cui non si capisce nulla è meglio tacere… Di fronte a tutto ciò non posso che dire #JeSuisRiccardo. Prima di essere qualcuno di diverso da me, è già troppo essere se stessi figurati essere Charlie, troppe figure sostitutive, troppi vicariati.

Riccardo De Benedetti

3.Al direttore - Una “violenza incomparabilmente superiore”. Ben detto, parole sacrosante, caro direttore. Senza dimenticare chi, sia pure senza essere uno stinco di santo (non sono tempi), quella violenza contro il fanatismo islamico l’ha sempre esercitata, in casa propria, finché ha potuto. Si chiamavano Saddam, Mubarak, Gheddafi. Ne è rimasto uno, nemmeno lui perfetto, che si chiama Assad.

Massimo Boffa

Preferisco al-Sisi, my son of a bitch. Guardatelo sul canale Memri di YouTube.

4.Al direttore - A poche ore dalla schifosa mattanza avvenuta a Parigi, la Repubblica diffonde un’intervista a Tahar Ben Jelloun, saggista (saggista?) e poeta (e poeta?), offrendo una sintesi del suo raffinato pensiero (pensiero?) nel titolo “Trucidati i miei fratelli, ma le vere vittime sono gli islamici che vivono in pace”. Le vere vittime sono… Ma di che cazzo parla certa gente? E cosa cazzo pubblicano certi giornali, dopo una simile spietata carneficina? Cordiali saluti.

Rodolfo Maida

5.Al direttore - Quando, scientemente, pervicacemente, sconsideratamente e… cristianamente, già, c’è pure il peso di quell’avverbio, “il cuore dell’occidente giudaico cristiano e delle sue libertà impertinenti” rinnega se stesso, per ignavia o per meschini, imbecilli calcoli politici, la conseguenza è obbligata: soumission.

Moreno Lupi

6.Al direttore - Bisognerebbe guardarsi da coloro che suggeriscono soluzioni solo in apparenza avanzate a proposito della vicenda greca, come quella di Hans-Werner Sinn, il quale concorda con l’indizione di una conferenza europea sul debito a patto che la Grecia esca dalla moneta unica , oppure quella indicata dalla Ue secondo la quale la permanenza nell’euro è irrevocabile confondendo così l’irrevocabilità dei rapporti di cambio tra le monete nazionali e la moneta unica all’atto dell’adesione a quest’ultima con l’irrevocabilità della partecipazione alla stessa e non considerando che la decisione di una uscita poggerebbe su di uno stato di fatto che nessun trattato potrebbe impedire, come sanno bene gli internazionalisti. Ma l’affermazione della Commissione, più che rassicurare, sta a significare che la Grecia deve restare nell’euro e osservare tutti gli impegni assunti: è qui il punctum dolens. Tsipras ha scritto che egli chiede la cancellazione della maggior parte del valore nominale del debito per poi introdurre una moratoria sul piano di rientro della parte restante in una con una clausola per la crescita. Sono dichiarazioni preelettorali, ma in esse c’è già uno spazio per possibili mediazioni postelettorali (nel caso di successo di Syriza) con spirito realistico, pragmatico: una parziale moratoria e l’allungamento delle scadenze insieme con forti azioni per la crescita. Altro che, per ora, la conferenza sul debito. Ma si avrà, soprattutto da parte tedesca, la capacità di anti vedere a quali disastrose conseguenze si arriverà senza una attitudine pragmatica?

Angelo De Mattia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata