Lettere al Direttore IL Foglio 21.1.2015

L’islamofobia e la sinistra che prepara la strada alla Le Pen

1-Al direttore - Dice che a Milano ha aperto un “family bar” a misura di bambini, mamma e papà. ’Sti omofobi.

Maurizio Crippa

2.Al direttore - Valls contro la “islamofobia”. Ma guarda un po’. A sinistra si comincia ad avere tanta, ma tanta paura di avere costruito una bella e larga autostrada per Marine Le Pen, Pegida e destre varie. Hanno ragione.

Fabrizia Lucato

3-Al direttore - Al contributo di Maurizio Crippa non voglio togliere nulla, perché è una lettura seria (anche se può dispiacere) del nostro convegno milanese sulla famiglia e va tenuta presente. Ci sono però tre fatti che occorre difendere in quanto fatti: primo, come moderatore io mi sono parecchio accalorato, inizialmente – rivedi video integrale in streaming – urlando alla platea fischiante, “lasciamolo parlare, fategli fare questa domanda!!!…” sebbene poi mi sia rassegnato anch’io, spossato, alla squinternata bagarre sul giovin bocconiano infiltrato per mietere telecamere e flash (è stato accompagnato al palco da uno delle Iene e, verificato al cronometro, il video di Repubblica era già in rete neanche un minuto dopo che il ragazzo è stato delicatamente allontanato, perché così è stato). Secondo. Maroni mi dice di guidare un Forum sulla famiglia, non so ancora cosa significhi, ma è un fatto, pubblico e politico, direi. Terzo. Sfidando la concorrenza dei grandi giornaloni e delle madrine anti-ogm che si portano appresso una schiera di eventi biodinamici, esoterici e perfino “arti magiche” nelle committenze agro-alimentari sugli eventi Expo, il presidente della regione ospitante l’Expo si è imposto di imporre a Expo un convegno internazionale sulla materia collettiva prima, tra le altre, dell’energia e dell’alimentazione per sfamare il mondo, la famiglia. Atro fatto, direi, di squisita politica culturale. Dunque, giusto essere prudenti, ma un po’ di ciccia il convegno l’ha portata a casa. Ciò detto, sarà dura, non me lo nascondo, perché è chiaro, sono questi due cosucce politiche sopracitate (non la destra barricadera o religiosa, operazione che proprio non mi interessa visto che sarebbe specchio della repubblicona più papista del Papa) che disturbano il sindaco Arancione, il Commissario unico, il Giornalone Collettivo e, a quanto desumo dall’intervista rilasciata al Corriere della Sera il giorno dopo la sua apparizione in prima fila al convegno milanese sulla famiglia, lasciano perplesso anche il mio amico e stimato ministro Ncd Maurizio Lupi. Grazie per le pertinenti osservazioni critiche.

Luigi Amicone

4-Al direttore - Ho fatto un sogno meraviglioso: Mario D’Urso Presidente della Repubblica. Statura internazionale, uomo di legge e di mondo, acuto, molto equilibrato, bipartisan, maestro di eleganza, autorevolissimo. Perfetto.

Paolo Priolo

5.Al direttore - Da credente e cattolica praticante sono, oltre che sconcertata e allibita, molto molto addolorata per le dichiarazioni rilasciate da Francesco riguardo alle famiglie numerose. Nulla di nuovo, certo; sono cose che abbiamo sentito dire e ripetere innumerevoli volte – e, spiace dirlo, negli stessi termini villani, volgari e offensivi – da anticattolici militanti e  da rappresentanti di quella cultura materialista e atea che il Beato Paolo VI definì “cultura della morte”, ma che confliggono in modo inconciliabile con il Vangelo e la dottrina della chiesa. Penso con senso di vicinanza partecipe a tutte le coppie che guidate da una profonda fede in Dio e da illimitata fiducia nella Provvidenza hanno messo al mondo cinque, sei o più figli ritenendoli un dono e una benedizione di Dio. L’impressione, sempre più definita e dolorosa, è che Bergoglio al di là di un’apparenza povera e dimessa, sia invece un Papa mondano nel senso meno evangelico e cristiano del termine; ossia uno che si adegua alle mode del mondo ritenendo il dettato evangelico troppo ingombrante.

Laura-Clara Ciancio Mantovani

6.Al direttore - Nell’editoriale di sabato 17 gennaio, “Doppio schiaffo a Israele”,  si afferma che la presidente Boldrini “gioca per la Palestina” e, nel suo “attivismo”, ha “messo all’ordine del giorno la discussione preliminare in Aula di quattro mozioni sul riconoscimento di uno stato palestinese”. E’ importante allora mettere in chiaro la procedura, che aiuta a comprendere come l’operato della presidente prescinda da qualsiasi personale valutazione politica. Non è infatti la presidente a scegliere quali mozioni calendarizzare sulla base del suo gradimento, ma sono i gruppi a indicarle. Le mozioni in questione, dopo essere state richieste fin da dicembre da gruppi di opposizione, sono state inserite a gennaio perché la presidente ha l’obbligo regolamentare di prevedere che nel calendario sia assicurato ai gruppi di opposizione almeno un quinto dei tempi complessivi di lavoro.

Roberto Natale

portavoce presidente della Camera

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