Ecco perché l'accordo tra R. e B. fa imbestialire

BERSANI E BINDI . Quello che davvero fa inferocire gli eredi dell'Ulivo

di Sergio Soave 

Quello che davvero fa inferocire gli eredi dell'Ulivo, sia quelli di origine comunista come Pierluigi Bersani sia quelli di origine popolare come Rosy Bindi, è che si stia creando un nuovo «arco costituzionale» nel quale entra Silvio Berlusconi ed escono loro. In tutte le altre democrazie mature il concetto stesso di arco costituzionale è ignoto, semplicemente perché è ormai evidente che alla manutenzione delle regole istituzionali sono chiamate tutte le rappresentanze politiche senza esclusioni pregiudiziali e che le maggioranze che si creano su queste materie possono essere più ampie e anche diverse da quelle che sostengono i governi in carica. Non è sempre stato così, neanche altrove: in Francia per molti anni i gaullisti esclusi dal potere nel 1948 contestarono per un decennio l'arco costituzionale della Quarta repubblica e i socialisti, quando il generale fondò la Quinta, la definirono autoritaria e poco meno che neofascista finché François Mitterrand, con quelle regole, conquistò l'Eliseo. Si tratta però di storia antica (anche se l'esclusione pregiudiziale del Front national, che è cosa diversa dal rifiuto di stringere accordi politici e di governo) sembra reintrodurre nuove forme di esclusivismo.

In Italia, invece, la mistica dell'arco costituzionale, che in realtà fu inaugurata da Ciriaco De Mita per ridurre il potere di coalizione del Psi diventato competitivo con Bettino Craxi, si è trasformata, dopo la distruzione delle leadership del pentapartito, in ideologia fondativa della nuova alleanza dell'Ulivo. Per questo il centrosinistra si è opposto a tutte le riforme istituzionali promosse dal centrodestra, persino a quelle del tutto ragionevoli approvate in Parlamento e poi abbattute da uno sciagurato referendum.

La conseguenza di questa impostazione è la paralisi dell'innovazione istituzionale, e sull'esigenza di rompere questo blocco si è costituita la sintonia apparentemente improbabile tra soggetti lontanissimi tra loro, appunto quel patto del Nazareno benedetto da Giorgio Napolitano contro il quale si accendono le critiche roventi ma per ora impotenti dei nostalgici del vecchio arco costituzionale. Se quello nuovo riuscirà a consolidarsi mettendo al Quirinale una personalità non ostile, avrà qualche possibilità di consolidarsi, anche se quello che servirebbe non è la sostituzione di un arco costituzionale nuovo a quello superato, ma il riconoscimento della agibilità totale del terreno istituzionale da parte di tutte le rappresentanze politiche (e simmetricamente l'assunzione da parte di tutti della responsabilità di rendere efficaci e accettabili le istituzioni repubblicane).

© Riproduzione riservata, Italia Oggi 24.1.2015

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