Forza Italia e il centro nevralgico del nuovo mondo

Cosa insegna la campagna di acquisti politici del Pd di Renzi

di Claudio Cerasa | 09 Febbraio 2015 ore 13:38 Foglio

Matteo Renzi è un furbacchione, e con la storia dei vari parlamentari di partiti esterni al Pd che scelgono improvvisamente di entrare nel suo partito naturalmente prova a spaventare tutti, a mettere il pepe sotto il fragile patto del Nazareno, a dimostrare, con un gioco di prestigio, che le riforme possono andare avanti anche senza Forza Italia, che la legislatura è indipendente dall’accordo di Berlusconi, che il Pd è autosufficiente, che i nuovi ingressi lo rendono più forte, che gli ultimi arrivati non saranno gli ultimi ad arrivare e che il Partito democratico è destinato a ingrandirsi e a scorrere veloce e sereno fino al traguardo del 2018.

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Il gioco di prestigio di Renzi è forte ma anche precario perché in questa nuvola di fumo creata dal segretario del Pd c’è un dettaglio che viene spesso ignorato e quel dettaglio è che i numeri per la maggioranza renziana in realtà non cambiano perché le stesse persone che oggi entrano nel Pd (da Scelta civica, per esempio) sono persone che il governo lo sostengono già. Storia diversa invece per i parlamentari di Sel che sono entrati nel Pd negli ultimi mesi, che il governo hanno cominciato ad appoggiarlo ora, e storia diversa ovviamente per i parlamentari di Ncd e persino di Forza Italia tentati di avvicinarsi all’universo del presidente del Consiglio.

Questo giornale non crede che un governo guidato da Renzi possa avere chissà quale futuro se appoggiato a un piccola truppa di responsabili guidati dal rispettabilissimo senatore Paolo Naccarato (ex Ncd, ora Gal) e questo giornale continua a credere che senza un accordo con Forza Italia non ci sia grande prospettiva per il governo Leopolda. Ma fatta questa premessa non si può non riconoscere la bellezza del fenomeno calamita che si intravede nel Pd. Una bellezza figlia di un nuovo contesto culturale in cui le coalizioni hanno meno peso di un tempo, in cui i partiti attraggono alleati all’interno del partito e non all’esterno del partito, e in cui con gli ingressi nel Pd di parlamentari di partiti vicini al Pd si dimostra che anche in Italia il vecchio progetto della big tent blairiana, tutti sotto la stessa tenda, può avere un senso, può avere un futuro, esattamente sul modello dei partiti americani (e speriamo che il prossimo passaggio siano le primarie di partito e non di coalizione).

Da questo punto di vista, il premio alla lista previsto all’interno della legge elettorale è una benedizione dal cielo, anche se lascia lo spazio a trucchi tattici come liste che in realtà diventano coalizioni in miniatura, e sarebbe una benedizione dal cielo, in teoria, anche per Forza Italia: perché è vero che renderebbe più complicata la coalizione futura con la Lega ma darebbe la possibilità a Forza Italia, e a Berlusconi, di essere il centro nevralgico del nuovo mondo, di una nuova grande chiesa che passa da Che Alfano e arriva fino a Madre Salvini passando da Giorgia X attraverso Lupi e San Pierferdinando. Il futuro del Nazareno è incerto. Ma ciò che è stato seminato in questi mesi, nella grande tenda, sarebbe un peccato lasciarla andare così.

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