Lettere al Direttore Il Foglio

Cose che non tornano tra caso Robledo e ddl sul negazionismo

1-Al direttore - Alfredo Robledo lascia il posto di aggiunto alla procura di Milano per andare a fare il giudice a Torino. Trasferito. Lo ha deciso il Csm che ha valutato gli sms scambiati da Robledo con l’avvocato della Lega nord Domenico Aiello quando questi era indagato a Reggio Calabria e venne intercettato. Quei messaggi che al massimo saranno stati inopportuni e ineleganti alla fine pesano molto di più rispetto a cose più gravi. Questa è la forma, che è vero che è sostanza ma a volte conta più della sostanza. A quasi un anno dall’esposto presentato da Robledo contro il capo della procura Bruti Liberati, il Csm di fatto decide solo su Robledo. Due pesi e due misure. Come se il fascicolo sulla Sea “dimenticato” da Bruti in cassaforte e finito sul tavolo di Robledo con sei mesi di ritardo fosse aria fritta, un nonnulla. Il pg della Cassazione Gianfranco Ciani a un certo punto si svegliò dal torpore, quello della giustizia interna alla magistratura, per dire che Robledo doveva andare via da Milano. “L’istruttoria per il resto prosegue”, aggiunse qualche giorno dopo, ma del resto non si è saputo più niente. Robledo paga per il fatto di aver gridato che il re è nudo. Gli sms con Aiello, vecchi di un anno e mezzo, sono stati tirati fuori al momento opportuno quando servivano per risolvere una situazione che all’immagine della magistratura ha fatto molto male. Quei messaggi servivano per punire l’anello debole della catena, dal momento che Bruti Liberati notoriamente ha un potere che va molto al di là del suo nome e della sua corrente, Md. E infatti non è un mistero che sia stato sostenuto in tutti i modi dal capo dello stato uscente Giorgio Napolitano che fu tra i suoi grandi elettori. La pezza è peggio del buco, ma in un certo senso regge. Garantisce il diritto dei magistrati, della categoria e soprattutto dei suoi vertici a fare politica, a compiere scelte politiche in violazione di principi come indipendenza e autonomia, obbligatorietà dell’azione penale buoni da sempre solo per essere sbandierati nelle dichiarazioni pubbliche e nei comunicati stampa. Della sabbia sulla Sea, dei criteri di assegnazione delle indagini (Ruby e non solo) in pratica non si parlerà più. Il Csm con i suoi due pesi due misure ha fatto giustizia, ha garantito riproduzione di potere. In realtà per chi vuol capire questa storia dimostra che i magistrati sono persino peggio dei politici perché avrebbero dei doveri in più di essere credibili, di apparire indipendenti, ma alla fine della fiera a lor signori in toga frega niente.

Frank Cimini

E’ una storia piena di non detti quella che riguarda la procura di Milano, e ci torneremo sopra. Ma c’è un ulteriore elemento di riflessione sul caso Robledo-Bruti Liberati che mi ha colpito. Dico: le pare normale che in Italia se un magistrato “viola l’imparzialità” e mostra “opacità nei suoi atti”, come scritto nero su bianco dalla sezione disciplinare del Csm, quel magistrato non solo non viene allontanato, e viene semplicemente trasferito, ma diventa persino giudice? Riflettere.

2-Al direttore - “Credo che non esista in natura una sola persona contraria alle unioni civili”. Dunque se quella persona esiste è contro natura?

Mattia Ferraresi

Geniale. Girotondiamo la prossima settimana.

3-Al direttore - Come la senatrice Elena Cattaneo, anch’io mi sarei astenuto. Parlo del disegno di legge approvato da Palazzo Madama, che punisce il reato di negazionismo. Metto per un momento da parte la vexata quaestio dei limiti che deve avere la libertà di opinione e di ricerca storica (per me anche agli imbecilli e a quelli che fanno moralmente e politicamente schifo deve essere garantita). Mi sia consentito, invece, di fare una domanda a tutti noi. C’è un libro che si intitola “L’altro lato: il rapporto oscuro tra nazismo e sionismo”. Il suo autore è Mahmoud Abbas (meglio conosciuto come Abu Mazen), presidente dal 2005 dell’Autorità nazionale palestinese. E’ stato pubblicato ad Amman trent’anni fa. E’ un concentrato delle più classiche tesi negazioniste (sulla realtà delle camere a gas e dei forni crematori, sul numero dei morti della Shoah, sul suo “mito” e così via). Non solo: Abbas vi richiama l’heskem haavara (“accordo di trasferimento”), stipulato il 25 agosto 1933 tra la Federazione sionista tedesca, la Banca anglo-palestinese e le autorità economiche naziste. Secondo lui, dimostrerebbe l’originaria collusione del movimento sionista col regime hitleriano. E’ vero che Abu Mazen ha ritrattato le sue idiozie (ma solo parzialmente, e solo nel 2003 in un paio d’interviste), tuttavia il libro è ancora in circolazione e chi lo ha scritto non ha chiesto di ritirarlo. La domanda è questa: la prossima volta che il leader palestinese verrà in Italia, le procure della Repubblica non dovrebbero incriminarlo per apologia dell’antisemitismo?

Michele Magno

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