Se il Nazareno è morto, ora può nascere

il patto Grazioli

di Massimo Tosti Itaila oggi, 18.11.2015

La storia insegna che una riforma costituzionale approvata soltanto con i voti della maggioranza finisce male. Ci provò Berlusconi nei primi anni Duemila: il suo provvedimento prevedeva l'elezione diretta del capo dello stato; l'ampliamento dei poteri del presidente del consiglio; modificava la composizione del Consiglio superiore della magistratura; diversi poteri per le regioni, le province, i comuni e le città metropolitane; la composizione e il ruolo della Corte costituzionale; il ruolo del parlamento. Un referendum, nel 2006, bocciò la riforma del centrodestra. Con la rottura del patto del Nazareno, Renzi si sta esponendo al rischio che le sue riforme facciano la stessa fine di quelle volute da Berlusconi. Mostra il petto (e l'orgoglio) ripetendo: «Noi andiamo avanti. Nessuno ci fermerà». Ma questo fa parte del suo modo di governare (a forza di twitter). Sa di aver imboccato un vicolo cieco, ma non lo ammetterà mai (non per niente è un toscanaccio, erede dei guelfi e dei ghibellini che si scannarono per decenni e, una volta sconfitti i ghibellini, i guelfi si divisero in bianchi e neri). Eppure, nei suoi ultimi interventi si è leggermente addolcito. Per esempio: ha fatto saltare l'emendamento sulle frequenze tv, concedendo un corposo sconto a Rai e Mediaset. Altro esempio: è stato chiuso l'accordo sull'allungamento della prescrizione, ma la riforma non toccherà i processi in corso di Berlusconi, che finiranno nel nulla. Parlando d'impulso, Renzi ha rivendicato la scelta di Mattarella come nuovo inquilino del Quirinale (non concordata con Forza Italia). Ma poi si è spaventato dopo il caos esploso alla camera contro le riforme istituzionali. Si è fatto due conti, e ha pensato che sarà quasi impossibile (nelle condizioni attuali) portare a casa un risultato positivo. L'uomo è sufficientemente abile e pragmatico per cambiare rotta, senza ammettere di averla cambiata. Berlusconi non aspetta altro per riabbracciare il suo amico/nemico. E così, dopo le minacce reciproche, non si può assolutamente escludere che la rissa finisca a tarallucci e vino. Con maggiore riserbo di quanto è accaduto un anno fa, firmeranno un altro patto non scritto: il patto Grazioli.

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