Berlusconi, ancora lui nel 2013 ?

Silvio Berlusconi potrebbe essere il candidato del pdl alle elezioni politiche del 2013. La

notizia irrompe in pieno dibattito sulla riforma della legge elettorale che vede il Pdl diviso tra chi vuole il ritorno delle preferenze e chi invece è contrario. Una delle tante coincidenze con le quali si alimenta la politica italiana, al punto che c'è chi legge nella notizia della ricandidatura di Berlusconi un messaggio ben preciso.

Al momento agli atti restano le parole del segretario del Pdl, Angelino Alfano: «C'è un gran movimento di sostegno alla ricandidatura del presidente Berlusconi» e «credo che alla fine lui deciderà di scendere in campo». Rivela Alfano: «In tanti glielo stanno chiedendo ed io sono tra questi. Del resto per chi come lui ha governato in anni così complessi ha ceduto il passo a un nuovo governo tecnico senza mai essere stato battuto in aula e senza avere perso le elezioni, per chi come lui è stato il protagonista di questi anni, credo sia giusto e legittimo chiedere un giudizio al popolo italiano sulla storia di questi anni e su una nuova chance di governo. In tanti glielo stanno chiedendo e credo che alla fine lui deciderà di scendere in campo». Ma chi sta chiedendo a Berlusconi di candidarsi? «Tanti cittadini e tanti del Pdl», risponde semplicemente Alfano.

L'idea della ricandidatura di Berlusconi ha rigenerato molti nel Pdl. «Non abbiamo nessuno di meglio di Silvio Berlusconi, da mesi dico che è il nostro candidato premier», ha detto, per esempio, Daniela Santanchè, cercando poi di bruciare sul tempo lo stesso Alfano: «Io non aspiro a nulla, ma il ticket con una donna sarebbe un'idea illuminante». Un modo forse per rottamare Alfano: «Ma perché? È segretario del Pdl. Non stiamo parlando di pizza e fichi», risponde candidamente.

Monti, l'ex premier umiliato

Parlando all'assemblea dell'Abi, il presidente del consiglio, Mario Monti, ha consegna alla storia italiana un aneddoto. Ricorda che «al G20 di Cannes, il mio predecessore (Berlusconi, ndr) fu sottoposto a pressioni sgradevolissime e, immagino, prossime all'umiliazione che sostanzialmente, nell'intenzione dei presenti, avrebbero portato l'Italia a cedere buona parte della sua sovranità e discrezionalità». L'Italia è «riluttante a cessioni di sovranità su base secca», ha spiegato Monti, «mentre è fra i paesi più pronti a una condivisione di parte della sovranità a livello europeo.

Scontro con i sindacati

L'elogio all'atteggiamento del presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, per il «pieno e convinto sostegno» al Governo è diventato per Monti l'occasione per lanciare stoccate alle parti sociali. «Tutti si ispirino a questo comportamento. Soprattutto vorrei che lo facessero alcune parti sociali che hanno avuto benefici importanti. Il messaggio diretto ad organizzazioni sindacali è stato chiaro: «È giusto che le parti sociali siano consultate dal Governo, ma pensiamo che per le grandi materie, quelle che riguardano gli interessi pubblici, le parti sociali non debbono diventare soggetti nei confronti dei quali il governo pratica una sorta di outsourcing di politica economica». Insomma, si dialoga, ma poi il Governo decide, autonomamente, perché «gli esercizi di concertazione del passato hanno generato i mali contro cui lottiamo oggi e per i quali i giovani non trovano lavoro proprio perché lo Stato interveniva con il bilancio pubblico». Su tutte le furie i leader sindacali. Susanna Camusso, leader della Cgil: «Prendere lezioni di democrazia da chi è stato cooptato e non si è confrontato con il voto degli elettori è un po' imbarazzante per il futuro democratico del Paese». Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: «I Governi, per quanto autorevoli non possono guidare da soli questa difficile stagione di cambiamenti e di riforme senza un ampio consenso sociale». Luigi Angeletti, numero uno della Uil: «Oggi, l'Europa consiglia il dialogo sociale come strumento per la crescita, ma il nostro presidente del Consiglio è più realista del re: pensa di poter salvare l'Italia senza preoccuparsi di salvare gli italiani».

Monti, l'economia a Grilli

Monti diventa premier a tempo pieno. Da ieri Vittorio Grilli è il nuovo ministro dell'Economia. Non solo. Monti ha anche deciso di istituire, a Palazzo Chigi, un comitato per il coordinamento della politica economica e finanziaria, da lui presieduto con Grilli e il ministro per lo Sviluppo Economico. Grilli un nome potente con un ruolo potente, tremontiano di fino a ieri era vice ministro dell'Economia e delle Finanze, posizione di parcheggio in attesa della disponibilità del nuovo incarico. Grilli dal 2005 al 2011 è stato direttore generale del Tesoro e prima ancora ragioniere generale dello Stato dal 2002 al 2005. Il suo primo incarico presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze risale al 1993, anno in cui è entrato a far parte del Consiglio degli Esperti presso il Dipartimento del Tesoro.

Napolitano non molla

L'argomento è sempre quello: riforma delle legge elettorale. Terreno che il presidente della Repubblica non intende abbandonare. «Mi auguro che si arrivi a un'intesa o comunque a un confronto conclusivo nella sede parlamentare», così Giorgio Napolitano a margine della sua visita di Stato in Slovenia. A chi chiedeva di commentare la mancata intesa tra i partiti il Capo dello Stato ha risposto così: «Io non ho notizie di accordi tentati, conseguiti, conseguiti in parte o falliti, perciò mi sono rivolto ai presidenti delle Camere chiedendo anche a loro uno sforzo di persuasione verso le forze politiche». Ha poi aggiunto: di aver ritenuto «che fosse ormai il momento di portare alla luce del sole l'esito dei tentativi d'intesa che ci sono stati. Mi auguro che si arrivi a un'intesa o comunque a un confronto conclusivo nella sede parlamentare».

di Emilio Gioventù   - Italia Oggi 12.7.2012

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata