Le riforme restano sempre in alto mare

La legge elettorale è stata di nuovo, e ansiosamente, invocata dal presidente della Repubblica.

Poche parole, chiare: il «primo nodo irrisolto» da «superare rapidamente» è la riforma elettorale. Occorrono norme che impediscano «il ripetersi di guasti largamente riconosciuti» e vengano incontro «ad aspirazioni legittime avvertite dai cittadini». Benissimo: nel merito Napolitano ha espresso esigenze diffuse fra la gente. Peccato che l'abbia fatto appena prima di dichiararsi estraneo al «presidenzialismo di fatto» del quale è accusato e nel quale, guarda un po', si potrebbero ricomprendere interventi come quello testé riportato, posto che la funzione legislativa non compete al Colle. Anche se tutti si precipitano ad applaudire Napolitano, le difficoltà per riscrivere la legge elettorale crescono. La riforma costituzionale supererà la prossima settimana lo scoglio del senato, dopo di che dovrebbe finire sul tradizionale binario morto. Che succederà della riduzione del numero dei parlamentari? Le previsioni sono per l'immutabilità (Beppe Grillo ringrazia). In ogni modo, è diffusa la convin-zione che solo a settembre si capirà il destino della riforma elettorale. Anche se ciascuno afferma il contrario, esaltando la propria proposta (o una delle proprie proposte, perché più di un partito ha mutato opinione nel tempo) e dichiarandosi pronto a convergere su altri testi con opportune modifiche, la tesi più accreditata indica in limature del porcellum l'unico risultato ottenibile. Riassumendole, consistono nel divieto di candidature oltre un limitato numero di circoscrizioni, nell'attribuzione di un premio nazionale al senato, nell'individuazione di una so-glia elevata per aggiudicare il premio. Resta insoluta la questione delle coalizioni obbligatorie. Collegato a questa, è il problema delle asticelle per i partiti minori. Ma anche queste ristesure costeranno fatica e tempo. di Marco Bertoncini  per Italia Oggi 23.7.2012

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