La Giustizia sfregiata da Bonafede & Co

Utilizzare il diritto penale come uno strumento contro i nemici sociali è una tentazione ricorrente. Legittima difesa e carcere. Contro lo tsunami della demagogia giudiziaria

di Giovanni Fiandaca 26 Luglio 2018 da www.ilfoglio.it          

Prima di guardare a singoli temi, è il caso di soffermarsi proprio su questa ispirazione di fondo – che a dire il vero seguita ad emergere, anche implicitamente, dagli interventi e dalle interviste di esponenti dell’area di governo – perché essa è in grado di condizionare il modo di legiferare in relazione alle varie questioni che saranno di volta in volta affrontate. In poche parole, ed estremizzando, l’impressione è in sintesi questa: che i nuovi governanti tendano a concepire la legge penale e la pena come armi per combattere i nemici del popolo, identificati come tali alla stregua delle attuali ideologie populiste e in base alle logiche di una persistente campagna elettorale che strumentalizza le paure e i sentimenti di insicurezza (a torto o a ragione) diffusi nella popolazione. Lo ha ben visto, con sensibilità da politologo, Angelo Panebianco in un recente articolo sul Corriere (ed. 15 luglio). Come giurista, rilevo che la propensione a utilizzare il diritto penale come uno strumento di guerra contro nemici sociali di turno, esasperando il rigore punitivo a discapito dei principi del garantismo liberale, costituisce una tentazione storicamente ricorrente. Specie quando nuove forze al potere ambiscono (almeno a livello propagandistico) a realizzare cambiamenti politici radicali insieme a presunte rivoluzioni morali collettive. Questa funzionalizzazione politica in chiave populista ha raggiunto punte estreme, ad esempio, nel caso del diritto penale della Germania nazista (che assunse il “sano sentimento del popolo” a criterio ultimo della punibilità) e in quello del diritto penale della Russia sovietica (che elevò a criterio decisivo del punibile gli interessi del proletariato interpretati alla luce della coscienza rivoluzionaria). Certo, l’attuale compagine governativa è lontana da simili estremismi, ma preoccupa comunque – e non poco – che essa sembri replicare il vizio autoritario di selezionare soggetti pericolosi da bandire dalla società in quanto nemici che attentano alla sicurezza del popolo sano (questa volta immigrati da allontanare e criminalizzare, Rom da sgomberare, ladri e rapinatori da neutralizzare con una “legittima difesa” senza limiti, pene draconiane insieme a Daspo e agenti sotto copertura per i corrotti; e, più in generale, riaffermazione del primato e irrigidimento della pena detentiva, con eliminazione o riduzione dello spazio delle misure alternative, ecc.).

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