La giustizia gestita con gli algoritmi

Sconvolta la sacralità della giustizia ipotizzando che essa non sarà immune dall'avvento delle nuove tecnologie, fino all'estremo. Fantatecnologia ?

di Carlo Valentini, 23.11.2018 www.italiaoggi.it

Due studiosi francesi, Antoine Garapon e Jean Lassègue, hanno in un certo senso sconvolto la sacralità della giustizia ipotizzando che essa non sarà immune dall'avvento delle nuove tecnologie, fino all'estremo degli algoritmi che potrebbero in futuro essere in grado di determinare l'entità della pena. Se fino a qualche anno fa molti delitti rimanevano senza colpevoli per carenza di prove, oggi con le analisi del Dna e con l'uso sempre più sofisticato del Luminol è più facile risalire all'assassino.

Si è trattato di passi avanti scientifici decisivi. Ma secondo i due studiosi dopo quella nelle indagini si sta aprendo una nuova era nei processi. Sia quelli civili, poiché le dispute sui contratti potrebbero essere discusse e risolte online e non nelle aule dei tribunali così come taluni atti e trascrizioni si potranno avvalere della tecnologia blockchain, la stessa che sta alla base dei bitcoin. Non è un caso che sulla rivista Il Mulino, Michele Della Morte, direttore del dipartimento giuridico dell'università del Molise, si occupi proprio della giustizia digitale: «Oggi gli individui sono portati a credere più agevolmente ai risultati di una funzione algoritmica che non a un'interpretazione. Benché una simile constatazione stia provocando più di una ferita narcisistica tra i giuristi essa merita di essere affrontata con il più grande rispetto e senza inconcludenti levate di scudi. D'altra parte è difficile immaginare che si possa tornare indietro».

I fautori dell'algoritmo giudiziario sottolineano che abbinare una fase storica a taluni elementi oggettivi può fare approdare a un risultato più appropriato rispetto alla soggettiva interpretazione di un giudice. Non solo. Ne guadagnerebbe la celerità dei procedimenti, eliminando la mole d'arretrato. Fantatecnologia? Forse. Ma intanto si sta lavorando ad algoritmi in grado di supportare (e non sostituire) il magistrato. La conclusione dei due studiosi francesi preconizza questo nuovo equilibrio poiché la giustizia può essere aiutata dalla tecnica ma non può abdicare a un valore basilare come la dignità, che la macchina non è in grado di garantire. Inoltre essi distinguono tra determinismo e predittività. L'algoritmo risponde alla seconda condizione ma la casualità nei comportamenti umani, cioè la prima condizione, spesso non può essere spiegata attraverso una serie storica di eventi. Il dibattito è aperto perché anche la giustizia si ritroverà coinvolta nello tsunami degli algoritmi.

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