Magistratura, la denuncia del presidente di Cassazione Pietro Curzio: "La giustizia è inadeguata"

Parlando della libertà ottenuta da una giustizia giusta, Piero Calamandrei amava dire che “è come l’aria, ti accorgi di quanto vale quando ti viene a mancare”.

Francesco Specchia 31.1. 2021 liberoquotidiano.it lettura3’

E, probabilmente, a questo pensava il Primo Presidente della Cassazione Pietro Curzio quando, nella sua relazione all’apertura dell’anno giudiziario ha lanciato l’allarme sull’attuale, asfittico stato della giustizia italiana. “La pandemia ha ulteriormente mostrato l’inadeguatezza del sistema, la gracilità e la vetustà di molti suoi gangli, e pone in modo deciso la necessità di un cambiamento profondo e incisivo prima di tutto culturale” afferma Curzio “per fare fronte alla crisi si è scelto di impegnare risorse economiche in misura impensabile fino a un anno fa. Ma per ottenere dall’Europa i relativi finanziamenti è necessario tracciare un quadro di riforme, prima tra tutte della giustizia, che dia idonee garanzie di conseguire gli obiettivi prefissati”. Curzio è magistrato serio e persona dabbene, il suo grido d’allarme spiazza. Di fatto, avverte la politica che uno dei settori essenziali del tessuto sociale è allo stremo; che il Covid non ha affatto aiutato (“In assenza di quella stanza di compensazione che è la scuola e di attività esterne, si è riscontrato un silenzioso aumento dei maltrattamenti in famiglia verso minori e più in generale l’incremento di situazioni concernenti minori maltrattati o abbandonati”); che, su “digitalizzazione, semplificazione, nuove risorse umane e strumentali, ufficio del processo” ci sono “impegni precisi” nel Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono impegni che non si possono disattendere. Sostiene, infine, citando Mario Draghi, “anche qualora tutte le risorse venissero acquisite dovranno in parte cospicua essere restituite. Il debito dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani”; i quali giovani si vedono depredati del futuro nella più grave delle diseguaglianze. Peraltro, in un momento in cui aumentano i reati fiscali e i ricorsi dei migranti (il 53% delle pendenze), e i reati in casa, e gli abusi, e lo stalking feroce, e la “volontaria giurisdizione per le persone anziane e deboli, spesso sole” per le quali si nomina un “tutore”. Al presidente Curzio fa eco la politica. Il vicepresidente del Csm David Ermini auspica sì le riforme (purché non tocchino troppo il Csm…). E il ministro Alfonso Bonafede annacqua, di fatto la sua relazione di competenza, sventolando “i 3 miliardi del Pnnr che sono per la giustizia. Di cui 2,3 miliardi sono destinati all’assunzione di personale a tempo determinato” ma sorvolando sulla prescrizione e soltanto accennando alle scarcerazioni dei boss causa emergenza Covid; ossia i due temi per i quali Renzi vorrebbe la sua testa.

In controluce, la Cassazione avverte che il Palazzo della Giustizia mostra sempre più crepe, urge correre ai ripari. E’ evidente come la Corte conosca perfettamente il recente “Rapporto sull'efficienza e qualità della giustizia in Ue” del Consiglio d'Europa. Laddove, in un sistema giudiziario che se funzionasse davvero recupererebbe 35/40 miliardi di Pil e attirerebbe 170 miliardi di investitori esteri (che si guardano bene dall’avvicinarsi, per il terrore d’incappare nei nostri processi eterni e talora bizzarri. Dove la giustizia è efficiente il credito medio è più forte), emerge, di conseguenza, chiarissima anche la percezione dello scarso grado d'indipendenza della magistratura. Purtroppo anche i magistrati fanno parte del pacchetto delle inefficienze. Il Rapporto suddetto fotografa che, nel 2020, in pratica, in Italia «solo 3 cittadini su 10 - dato inferiore solo a quello della Slovacchia e a quello della Croazia - e solo 4 imprese su 10 hanno fiducia nell’indipendenza dei magistrati». In più, resta il triste primato della giustizia più lenta del continente. Bonafede dice che “i fondi del Recovery sono legati alle riforme dei processi e alla prevenzione della corruzione”. Curzio sia augura “che il 2021 sia l’anno della 'svolta italiana' all’interno della svolta europea”. Lo speriamo anche noi. Ma i precedenti non aiutano…

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