1-Complotti e complottatori. Il caso Davigo e la mentalità cospirazionista nella magistratura

2- Scommettere subito sulle primarie per ridare una speranza a Forza Italia

23.6.2023 Capone e Redazione ilfoglio.it lettura2’

1-Complotti e complottatori. Il caso Davigo e la mentalità cospirazionista nella magistratura

LUCIANO CAPONE 23 GIU 2023

La loggia Ungheria, la manovra contro Ardita, il falso complotto Eni, le omissioni di De Pasquale, l'attendibilità dei pataccari Amara e Armanna. In questa complicata storia tutti, o quantomeno troppi pm, appaiono tanto inclini a credere ai complotti quanto ad attuarli

Le circostanze attorno alla condanna di Piercamillo Davigo dovrebbero spingere ad andare oltre la vicenda individuale del noto ex pm e aprire una riflessione più ampia su certi metodi e atteggiamenti mentali della magistratura. Un paio d’anni fa Giovanni Fiandaca, un’autorità del diritto penale, sul Foglio si interrogava sul perché i magistrati italiani siano spesso affascinati dalle teorie del complotto. La risposta dell’insigne studioso era che c’è una sorta di inclinazione professionale, dovuta alla logica del processo penale: “L’interpretazione di drammatici eventi o di gravi fenomeni dalla genesi complessa secondo il paradigma semplificatore del complotto – scriveva Fiandaca a proposito della costruzione del processo sulla Trattativa stato-mafia – si profila come l’unica, ancorché poco probabile, via per tentare di ipotizzare colpe individuali da attribuire a singoli colpevoli, senza le quali una indagine e un processo penale non potrebbero mai essere attivati”. Insomma, il codice penale porta a individuare persone in carne e ossa che hanno tramato per compiere dei crimini. Inoltre, scriveva sempre Fiandaca, “la ricostruzione in chiave di complotti o congiure criminose, da un lato, avvalora il ruolo decisivo del potere giudiziario esaltandone la funzione salvifica e, dall’altro, assicura alle indagini un grande appeal mediatico”…

2- Scommettere subito sulle primarie per ridare una speranza a Forza Italia

REDAZIONE 23 GIU 2023

    

La nomina di Antonio Tajani a presidente è giusta, ma la sua destinazione naturale non è quella del capopartito. Serve una figura in grado di avere iniziativa politica, di contribuire in modo riconoscibile all’alleanza di centrodestra con un taglio liberale

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La nomina di Antonio Tajani a presidente di Forza Italia incaricato di preparare il congresso non era solo scontata: è anche giusta. Nel corso degli anni Tajani ha dato prova di serietà e impegno, ha disimpegnato funzioni istituzionali di grande prestigio, a cominciare dalla presidenza del Parlamento europeo, con impegno ed equilibrio. Naturalmente non è, non può essere e probabilmente non pensa di essere l’erede di Silvio Berlusconi, se non nel senso che ricopre la stessa carica apicale nel partito. D’altra parte sarebbe un errore cercare un erede, nel senso di una persona che abbia la stessa originalità e influenza nella vita pubblica e privata degli italiani…

- Il tragico Giorgetti. Irriso e delegittimato: "Posso andarmene"

CARMELO CARUSO 22 GIU 2023

    

Stretto da Lega, FdI, costretto a ratificare le nomine chieste da Meloni. E' ossessionato dalle ripercussioni che potrebbe generare la mancata riforma del Mes sui Btp

Gli stanno portando via pure la penna. Sulle partecipate di stato doveva limitarsi a “mettere la firma”, sulla scelta del nuovo comandante della GdF “uniformarsi”. In Europa, di Giancarlo Giorgetti, oramai sorridono. Giorgia Meloni sta ridicolizzando il suo ministro dell’Economia. Il suo ministro dell’Economia, se il Mes non dovesse essere ratificato, in un quadro compromesso, potrebbe rassegnare le dimissioni. Sono una possibilità sempre avanzata: “Si può lasciare”. Un governo, da mesi, gira all’estero, con le orecchie d’asino, in nome di Borghi, Bagnai e Foti, il trio sfascio d’Italia. Ben diciotto miliardi di Btp, appena piazzati dal Tesoro, rischiano di ridursi a carta straccia. Giorgetti, da anni, parla di dimissioni. Questa volta ha 18 miliardi di ragioni per farlo. Può farlo

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