Il terremoto silenzioso. Il Grande Fratello, l’incubo delle intercettazioni di massa è già realtà: siamo già tutti dentro Minority Report
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È accaduto nel 2020 un terremoto di grado altissimo, epicentro a Lille, piccola cittadina francese, poi rovinosamente propagatosi già in tutta Europa
Gian Domenico Caiazza 7.12.2024 alle 12:22 ilriformista.it lettura3’
Intercettazioni, spionaggio
Questa storia dei cripto-telefonini, della quale sembra non interessare granché a nessuno (nella politica, nel mondo della giustizia, nell’accademia, nel giornalismo), può essere -forse già lo è – la porta di ingresso nel mondo del Grande Fratello. Non c’è un filo di retorica in quello che sto dicendo, e vi basterà leggere con attenzione questo numero di PQM per comprenderlo.
Il terremoto silenzioso
È accaduto nel 2020 un terremoto di grado altissimo, epicentro a Lille, piccola cittadina francese, poi rovinosamente propagatosi già in tutta Europa; ma è un terremoto silenzioso, del quale solo ora ci stiamo rendendo conto. Il Giudice di Lille dispone, come se niente fosse, non intercettazioni di persone sospettate di commettere gravi reati, ma direttamente l’inoculazione di un trojan nel server di una società che produce e gestisce (senza autorizzazione) telefonia criptata. Se qualcuno usa telefoni criptati per non essere intercettato – questo è il ragionamento velenoso – beh vuol dire che ha qualcosa da nascondere; e dato che i clienti di quella società di telefonia sono quasi duecentomila, faccio una bella cosa, intercetto direttamente il server. Me li ascolto tutti (in realtà sono soprattutto chat). Poi convoco le Polizie di tutta Europa, e ci mettiamo a selezionare le cose brutte, un cherry-picking, come direbbero gli inglesi: traffico internazionale di stupefacenti, pedopornografia, omicidi, e così via.
Ma che roba è questa porcheria?
Poi le Procure territorialmente interessate mi mandano una bella letterina (OIE, ordine di investigazione europeo), “mi mandi quella roba su quelle cose brutte che abbiamo insieme selezionato?”, e io gliele mando (si chiama cooperazione internazionale), così loro ci impacchettano bei processi, con la prova comodamente pronta e servita per essere utilizzata.
In Europa qualche giudice insorge, ma non vi starete mica illudendo spero, la nostra Magistratura non ha formazione, indole, riflessi di tipo garantista. Reagisce il Tribunale di Berlino che dice: ma che roba è questa porcheria, siete impazziti?! E chiede alla Corte di Giustizia Europea (sì, proprio quella della vicenda Paesi Sicuri, che però qui da noi diventa un oracolo o carta straccia a seconda di come ci torna comodo) di dire preventivamente la sua. E la CGUE dice: teoricamente e a condizioni rigorosissime – per esempio in materia di allarme terrorismo – si può anche fare, ma naturalmente occorre che siano rispettate le regole di acquisizione della prova fissate dagli ordinamenti degli Stati nazionali.
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La soluzione pilatesca
Allora siamo salvi, pensiamo noi poveri ingenui, visto che in Italia (e in tutta Europa grosso modo) le intercettazioni preventive a strascico non sono processualmente utilizzabili, ma solo quelle disposte su persone già raggiunte da gravi indizi di reato. Si, buonanotte.
Ci pensano le Sezioni Unite della Cassazione, che trovano una bella soluzione pilatesca tipicamente italica – sono documenti, non sono intercettazioni, e poi se anche fossero, guardate bene che le preventive in Europa non sono vietate, quindi distinguiamo, valutiamo, e bla bla bla – e tra tante belle parole e riflessioni, alla fine della fiera danno il via libera. Ed infatti cominciano a fioccare condanne a go-go, dove i soliti avvocati rompiballe invocano inutilmente la Corte di Giustizia Europea, ricevendone sonore pernacchie.
Abbiamo per le mani tutta questa bella roba per condannare comodamente, senza sforzo, senza indagini, dei criminali, e voi mi tirate fuori queste chiacchiere sui princìpi e sulle regole? Suvvia!
Nel frattempo, sempre in Francia (una volta patria della rivoluzione contro la tirannia) scoppia il caso Telegram (leggete la nostra Quarta Pagina). Se – come si dice a Roma – non ci diamo tutti una svegliata, mentre discettiamo serafici del limite dei 45 giorni di durata delle nostre intercettazioni, siamo già tutti dentro Minority Report. Buona lettura!
Gian Domenico Caiazza Avvocato