Giustiziami. Cronache e non solo dal Tribunale di Milano. I pm che indagano su Venditti e Garlasco

ammettono l’utilità del processo mediatico.. . per far decollare le indagini.

2.11.2025 giustiziami.it lettura 1’

I pm che indagano su Venditti e Garlasco ammettono l’utilità del processo mediatico

Il processo mediatico finalmente certificato da una Procura che anzi ammette di volersene appropriare per far decollare le indagini.

Succede nell’anfiteatro di Garlasco dove i pubblici ministeri di Brescia costretti dal Riesame, dopo una prima bocciatura, a dover precisare meglio le modalità del sequestro dei dispositivi elettronici del loro ex collega Mario Venditti e di due ex carabinieri, ammettono che alcune prove, o perlomeno elementii utili, potrebbero arrivare proprio grazie al processo mediatico.

Che spesso le Procure facciano trapelare dettagli delle inchieste per vedere cosa succeda ‘là fuori’ non è una novità ma con Garlasco siamo proprio alla schietta confessione.

Sentite qua. La “verosimile presenza di contatti e conversazioni, avvenute in qualsivoglia modalità (testuale, vocale, fotografica, etc.), aventi ad oggetto lo svolgimento anomalo delle indagini della Procura di Pavia su Sempio è ulteriormente corroborata dall’imponente eco mediatica che la vicenda ha avuto nell’ultimo anno e mezzo, elemento che supporta l’ipotesi di presenza, all’interno dei dispositivi in sequestro, di nuove conversazioni utili a ricostruire i fatti e le connesse responsabilità”.

E ancora, scrivono i magistrati secondo i quali Venditti si sarebbe fatto corrompere, “di estrema utilità potrebbe rivelarsi l’individuazione e l’acquisizione dei contenuti delle cosiddette ‘device notification’, cioé delle anteprime dei messaggi di testo inviati per il tramite di applicazioni di messaggistica istantanea, acquisibili anche laddove le relative chat fossero state medio tempore cancellate; ipotesi tutt’altro che remota, alla luce delle considerazioni sopra esposte sull’eco mediatica dell’indagine e della discovery della stessa”.

Del resto qualche settimana fa il compassato procuratore pavese, Fabio Napoleone, aveva ritenuto di sfruttare la facoltà prevista dalla legge Cartabia di scrivere comunicati per i media in casi di interesse pubblico, per rispondere a mezzo stampa a quanto dichiarato dall’avvocato Lovati nella trasmissione ‘Falsissimo’ di Fabrizio Corona.

Accogliamo la ‘confessione’ della Procura di Brescia come un segno del tempo perché, diciamolo, alla trasformazione di questo polveroso romanzo in soffitta da anni in palpitante poema poema epico-mediatico con tutte le distorsioni del caso hanno contribuito tutti, ma proprio tutti: giornalisti, avvocati e inquirenti. Non ci sono sassi da lanciare. (manuela d’alessandro)

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