EDITORIALE DELLA VERITÀ La condanna per frode fiscale di Berlusconi è stata essa sì una frode alla giustizia.

La sentenza è stata sbugiardata dalla stessa Cassazione. Il “Corriere” cerca di falsificare la realtà, come già fece nel luglio del 2013 per far spostare la causa a una sezione “fidata” per la Procura. Non è una questione di errori giudiziari, ma di delitto contro la democrazia. Cui va posto rimedio in fretta. Daremo battaglia fino in fondo

Il Mattinale 18.4.2015

Daremo battaglia fino in fondo. In ogni luogo istituzionale e non. Nelle sedi istituzionali, per le strade, nei bar, negli uffici, sulle televisioni e sui mezzi di comunicazione tradizionali e tecnologici. Dovunque. Non ci faremo intimidire, a nessun prezzo.

Non si tratta sulla verità, non esistono compromessi sull'ingiustizia.

Non passerà la linea del far finta di niente, o quella della minimizzazione. La pacificazione è possibile solo riconoscendo le evidenze della realtà. Ed essa oggi ha una voce forte. Dice: colpo di Stato, rovesciamento della democrazia con complotti e sentenze concepite in mala fede.

Confermiamo: contro Berlusconi si è consumato, quel 1° agosto del 2013, ad opera della sezione feriale della Cassazione, un sopruso giudiziario. La vera frode non è quella che (non) ha commesso Berlusconi, ma la frode è quella di chi l'ha condannato innocente. E' il culmine di una strategia condotta con tutti i mezzi a disposizione per estrometterlo dalla politica e dal consesso civile.

Un'operazione cominciata nel 1994 ad opera di magistratura in piena complicità con il Quirinale, dove Scalfaro cercò di organizzare contro il vincitore delle elezioni e neo presidente del Consiglio un “Comitato di liberazione nazionale”, secondo quanto testimoniato dai diari di Carlo Azeglio Ciampi.

La guerra giudiziaria ha avuto il suo culmine nel 2010 e si è subito intrecciata con quello che Tim Geithner, segretario del Tesoro di Obama, ha definito “complotto” ( “the scheme”, novembre 2011) per allontanare Berlusconi da Palazzo Chigi mettendolo in condizione di doversi dimettere per salvare il nostro Paese da offensive speculative micidiali, annunciate sin dal luglio con l'imbroglio dello spread e la manipolazione del mercato operata da agenzie di rating. Infine la rivelazione che “Libero”, grazie a Davide Giacalone, ha tirato come un sasso alla malagiustizia.

Ci stanno provando in due modi a bloccare l'emergere del marcio. O con il silenzio omertoso. O con la falsificazione.

Sono i due metodi classici con cui si cerca di seppellire la verità disvelatrice delle manovre malsane del potere. Per cui torniamo sul punto, e con più forza di ieri.

E' la pistola fumante del 1° agosto, con la perfetta sincronia tra la lettura della condanna da parte del Presidente Antonio Esposito e l'innesco immediato della legge Severino, annunciato da un paonazzo segretario pro tempore del Pd Guglielmo Epifani in diretta televisiva.

Con la conseguente messa in moto del meccanismo di decadenza da senatore dello statista con l'applicazione retroattiva e incostituzionale della norma ora sub judice sia della Corte Costituzionale sia della Corte di Strasburgo.

E' stata una sequenza di abomini, e ieri si è svelato l'ultimo.

E' accaduto questo, e lo ripetiamo per chi si fosse perso la scorsa puntata. La Corte di Cassazione, il 19 dicembre scorso, pronunciandosi su un caso analogo e per l'identica fattispecie di reato, ha di fatto riabilitato Berlusconi, ammettendo che nel suo caso è stato adottato un principio di diritto fatto su misura per condannarlo, contro il diritto.

In due parole: Silvio Berlusconi andava assolto per non aver firmato la dichiarazione dei redditi che – secondo l'accusa – conteneva l'asserita frode. I comportamenti “prodromici”, peraltro vigorosamente smentiti da Berlusconi e che nel processo a Milano è stato impedito ai testimoni della difesa di confutare, non costituiscono reato. Questo ha scritto in una sentenza del 19 dicembre il medesimo relatore, Amedeo Franco, contraddicendo dunque il collegio in cui sedeva il 1° agosto.

Deduzione elementare: BERLUSCONI È INNOCENTE, INNOCENTISSIMO, anche a prescindere dagli ulteriori elementi probatori aggiuntisi nel frattempo dagli Stati Uniti.

L'omertà riguarda il mondo politico fuori da Forza Italia, riguarda la gran parte dei mass media. Invece c'è anche un lavoro di minimizzazione e falsificazione.

Sul “Corriere della Sera” di oggi Luigi Ferrarella, che è giornalista preparato e molto addentro al mondo della procura milanese di cui funge da portavoce ufficioso, ha bevuto come oro colato quanto gente interessata deve avergli ha suggerito. Sono gli stessi che gli passarono informazioni fasulle sulla prescrizione del reato, consentendo così il trasferimento della causa alla sezione feriale prediletta dalla Procur di Milano? Mah. Di certo fu firmato da Luigi Ferrarella l'articolo del 9 luglio 2013 che indusse il piacevole disguido che consentì la sicura condanna di Berlusconi. Scrive ora Ferrarella che il Massimario della Cassazione nega ci sia questo contrasto tra la sentenza che ha assolto un imputato di frode fiscale e quella contro Berlusconi. Una falsità pura e semplice.

Infatti l'editorialista giudiziario del “Corriere” conclude in crescendo, convinto di mettere tutti nel sacco della Procura: “Il Massimario della Cassazione, cioè l'ufficio studi, classifica le sentenze in tre modi: o 'conformi' alla linea maggioritaria, o 'difformi', oppure 'vedi' per segnalare che trattano un certo tema ma non si prestano a poter essere incasellate tra le 'conformi' o le 'difformi'. E la sentenza Mediaset, per l'appunto, è massimata con come 'difforme', ma come 'vedi'”.

Punto, fine articolo. Insomma, il “Corriere” crede di chiudere la vicenda cosi con un “vedi”, che tradotto significa, un po' conforme un po' difforme. Cattiva informazione, oggettiva falsificazione (magari in buona fede). Il Massimario classifica la sentenza 52752/2014, quella depositata il 19 dicembre appunto, segnalando sui punti essenziali due “difforme” e su quelli meno pregnanti due “vedi”. Il complotto giudiziario risulta, alla faccia del “Corriere” confermato, confermatissimo.

Nessuno che abbia un minimo di coscienza democratica può far finta di nulla. E la questione non è semplicemente di malagiustizia e non si può catalogare sotto la semplice voce di “errore giudiziario”. E' una primaria questione politica. Va tutelato il bene più prezioso in una civile convivenza che è la democrazia.

Non c'è spazio per neutralismi o rimpalli di responsabilità.

Non è più tollerabile che nel nostro Paese i moderati risultino amputati del diritto di candidare il loro leader, a causa di una sequenza paurosa di attentati alla verità e alla giustizia. Daremo battaglia fino in fondo

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