L’eroico Soro sulle intercettazioni. Il Garante condanna il trattamento subìto dal Cav., ma il Pd tace

Antonello Soro, ha avuto l’onestà intellettuale di bollare la pubblicazione di intercettazioni irrilevanti sul piano giudiziario come “devastanti” e non ha neppure obbedito alla norma non scritta che impedisce di riferirsi alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi

di Redazione | 06 Maggio 2015 ore 06:18

Il Garante della privacy, Antonello Soro, ha avuto l’onestà intellettuale di bollare la pubblicazione di intercettazioni irrilevanti sul piano giudiziario come “devastanti” e non ha neppure obbedito alla norma non scritta che impedisce di riferirsi alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. “L’uso delle intercettazioni nei confronti dell’ex premier è stato assolutamente devastante”, ha detto, e poi ha chiarito che il diritto alla riservatezza vale anche per chi ricopre funzioni pubbliche. Il quotidiano Repubblica – che aveva pubblicato con grande strepitìo le intercettazioni cui si riferiva Soro, quelle legate al “caso” D’Addario – replica stizzito. I dirigenti del Partito democratico, di cui Soro è stato capogruppo parlamentare, tacciono imbarazzati. Queste circostanze fanno temere che la riforma delle norme sulle intercettazioni e sulla loro pubblicazione avrà un percorso stentato.

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E’ ancora forte il partito dei mozzorecchi, per cui qualsiasi infamia, se rivolta contro il Cav., sia lecita e addirittura lodevole. D’altra parte nessun dirigente del Pd, tantomeno il ministro della Giustizia, ha mai citato la persecuzione mediatico-giudiziaria subìta da Berlusconi per accelerare sull’esigenza di una regolamentazione delle intercettazioni. Eppure tutti sanno che quello è stato il caso più palesemente intollerabile di violazione dei diritti personali. Ma la paura che qualche magistrato che si senta criticato possa usare quegli stessi metodi contro chi lo accusa, impone a tutti un timoroso silenzio, come sotto una dittatura in cui è proibito parlar male del potere. Anche per questo l’opinione espressa da Soro, che in un paese normale sarebbe una semplice affermazione  di civiltà giuridica, da noi ha il valore di un atto eroico.

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