Non è Buzzi che non è attendibile, è Mafia Capitale che è tutta da dimostrare

Buzzi denuncia a destra e a manca, e questo ai pm va bene. Ma non corrobora la tesi della procura sulla associazione mafiosa di Gianni Alemanno. E questo, allora, non va più bene

di Redazione | 07 Agosto 2015 ore 13:55 Foglio

COMMENTA 2 |   | 

La procura romana diffida delle dichiarazioni di Stefano Buzzi, e può avere, tecnicamente, ragioni valide per farlo. Però ha scelto l’unica ragione che appare assolutamente inaccettabile per dichiaralo. Buzzi denuncia a destra e a manca, e questo va bene, ma non corrobora la tesi della procura sulla associazione mafiosa di Gianni Alemanno. E questo non va più bene. Le dichiarazioni degli imputati (che secondo il Codice penale hanno il diritto di mentire) non possono essere valutate in base alla loro adesione alla strategia e alle tesi dell’accusa. E’ il metodo che è stato usato già in molti casi, da tangentopoli ai “pentiti” di mafia, con conseguenze assai poco edificanti che sappiamo. La procura ha il dovere di raccogliere prove a sostegno delle imputazioni, non può pretendere che teoremi traballanti vengano tenuti in piedi da confessioni più o meno manovrate.

ARTICOLI CORRELATI  Così Legacoop vuole ricostruire la reputazione delle cooperative  Le comiche di mafia capitale  Mafia capitale, storia di una no news  Roma e la finzione di House of Mafia  Roma e la mafia cravattara. La differenza tra un Riina e un pugno di delinquenti spiegata da un magistrato con le palle

L’inversione del principio dell’onere della prova, che è tutto e solo dell’accusa, ha poi effetti a cascata distruttivi sull’attendibilità delle procedure giudiziaria. Quando poi l’ambiente interessato ha connotati politici, è evidente il rischio di una selezione partigiana, che accoglie le indicazioni che vanno contro imputati di una parte e trascura quelle che vanno nella direzione opposta. Un imputato come Buzzi può avere interesse a chiamate di correità le più estese possibile, ma giustamente la procura pensa che quelle restano ipotesi di reato finché non siano suffragate da elementi di prova oggettivi. Lo stesso deve valere per le presunte omissioni: la procura deve trovare prove a sostegno delle proprie accuse o farle decadere, del tutto indipendentemente dalla strategia difensiva di Buzzi e di chiunque altro.

Se non si torna rapidamente a un metodo di indagine rigoroso, alieno dal protagonismo e dall’esercitazione in teorie politico-giudiziarie, non si potrà dare corso a un procedimento limpido, che non venga considerato come una azione guidata da pregiudizi (o forse anche da giudizi) di natura politica che non competono ai magistrati. La grande bolla giudiziaria costruita attorno alla presunta “mafia capitale” e al monstrum giuridico che rischia di generare deve essere ricondotta alla ricognizione su specifici reati e su responsabilità personali, che sono l’ambito di azione proprio della magistratura. Ma questo sgonfierebbe la bolla politico-mediatica. E il comportamento della Procura sembra andare nella direzione opposta e sbagliata.

Categoria Giustizia

COMMENTI

1-      carlo schieppati • un'ora fa

Se Buzzi non conferma i teoremi dell'accusa non è attendibile, perchè quel che dice "non è plausibile". Scrivono proprio così. Forse perchè è proprio l'applauso che cercano (secondo me anche qualcos'altro).

2-      Moreno Lupi • 2 ore fa

A Redazione, per cortesia non cadete dal pero. Tutte le attività delle procure, tra cui spiccano per solerzia quelle di Milano, Trani, Palermo, Roma e contorno, sono sempre state mosse da intenti politici. Quando le attività investigative si muovono su quei presupposti inutile rincorrere il "come dovrebbe essere", prevale senza limiti il "come voglio che sia". E' la negazione della corretta indagine? E' la negazione dello stato di diritto? E' la negazione dei diritti degli imputati? Chi se ne frega: nos possumus. Se quanto emerso con Marino sindaco fosse emerso con Alemanno sindaco e addirittura con Berlusconi ancora a palazzo Chigi, si sta parlando degli stessi identici reati, avremmo visto e vissuto un teatrino tutto diverso: Carminati all'ergastolo e Buzzi protetto. Invece ora siamo alle comiche finali di una procura che non può dimostrare che Mafia Capitale l'aveva inventata, alimentata e usata solo Gianni Alemanno. In quanto con Veltroni e Rutelli l'amministrazione capitolina era un esempio inconfutabile di correttezza, onestà, efficienza, produttività e di servizi abbondanti e inappuntabili. Ma mi facciano il piacere!

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata