Due candidate del Pd milanese, due versioni del mondo islamico

La confusione dei dem che candidano Sumaya Abdel Qader, responsabile del settore giovanile europeo dei Fratelli musulmani

di Cristina Giudici | 27 Aprile 2016 ore 16:07

Milano. Non bastava il controverso rapporto con la magistratura a dividere il Partito democratico, alle prese con la complessa partita delle elezioni amministrative di giugno. Ora, nella sfida meneghina, ci si mette anche la contraddittorietà nei rapporti con la comunità musulmana. Con due candidature al consiglio comunale di due donne che si trovano su versanti opposti della barricata nella diatriba interna alla ummah italiana. La prima è Sumaya Abdel Qader, nata a Perugia 38 anni fa da genitori immigrati giordano-palestinesi, leader affermata della galassia Ucoii – l’unione delle comunità islamiche italiane cresciute nell’alveo dei Fratelli Musulmani – che sembra saper strumentalizzare al meglio le incongruenze del Pd. Il comune di Milano ha indetto un bando per una moschea, condotto con mano maldestra dall’assessore uscente al Welfare e capolista del Pd,  Pierfrancesco Majorino. Un bando che si è trasformato in un guazzabuglio grazie al quale il Pd ha subìto passivamente i dissidi interni fra i dirigenti della moschea di viale Jenner e il Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, Monza e Brianza, guidato da Davide Picardo, membro del European Muslim Network presieduto da Tariq Ramadan e figlio di Hamza Picardo (ex dirigente dell’Ucoii). Una vicenda controversa combattuta a colpi di contenziosi giuridici, che alla fine si è conclusa con un nulla di fatto. Ispirando addirittura un surreale dibattito al teatro Franco Parenti sulla moschea che non c’è (né forse a questo punto ci sarà mai).

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Sull’altra barricata si trova Maryan Ismail, rifugiata politica somala, nata a Mogadiscio 56 anni fa. Figlia di un politico e diplomatico, Maryan Ismail, acerrima avversaria dell’islam politico, nella battaglia contro l’integralismo ha perso persino anche un fratello, Yusuf Mohamed Ismail Bari-Bari, ambasciatore somalo all’Onu, ammazzato dai jihadisti di al Shabab il 27 marzo dell’anno scorso. Musulmana sufi, si è opposta all’affidamento del bando per la moschea, sfidando il suo partito nel nome di un islam moderato e ha chiesto una moschea che garantisse la separazione della politica dalla religione. E così è stata sconfessata da Pietro Bussolati, segretario metropolitano del Pd, di cui lei fa parte come membro della segreteria metropolitana. Popolare in tutte le comunità di immigrati per le sue battaglie a favore dei diritti umani, ha subìto minacce da musulmani integralisti che l’hanno tacciata di apostasia. Antropologa, Maryam Ismail è l’anti-Sumaya, che invece fa del suo velo e del suo curriculum un vanto. Sumaya è fra i fondatori del Gmi, i Giovani musulmani d’Italia, è laureata in Biologia ed è emersa dopo aver scritto nel 2008 il libro “Porto il velo, adoro i Queen – Nuove italiane crescono” per i tipi di Sonzogno.

 Per preparare il suo ingresso nella politica milanese, Sumaya, responsabile culturale del Caim, ha promosso il progetto Aisha per dar prova del suo impegno nell’attivismo femminile con tanto di biciclettata in omaggio alla parità di genere. Eppure la docente arabista Valentina Colombo, che studia il macrocosmo internazionale dei Fratelli Musulmani, ci fa notare cosa si cela dietro la sua ascesa anche a livello internazionale: “L’unico incarico che Sumaya Abdel Qader evita sempre di indicare è quello più prestigioso: responsabile del dipartimento giovani e studenti della Fioe” (Federation of islamic organizations in Europe) che è la principale espressione dei Fratelli musulmani in Europa, come ha dichiarato Ibrahim Munir la viceguida suprema dei Fratelli musulmani nel 2014 in un’intervista a un quotidiano egiziano in cui ha detto: il nostro metodo in Europa è rappresentato da una struttura indipendente, che si chiama Fioe”.

Categoria Italia

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