Che ci fa Berlusconi con Travaglio?

L’errore del Cav. di schierarsi contro il referendum costituzionale spiegato con le parole del Cav. Appello per un bel no al partito dello sfascio e all’Italia ammanettata al partito dei giudici. Scrivete qui: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

di Claudio Cerasa | 03 Maggio 2016 ore 06:01 Foglio

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Adesso che bisognerebbe mettersi lì a costruire i banchetti, a raccogliere adesioni, a organizzare comitati, a mettere insieme le firme e a fare allegramente le pernacchie alla repubblica dei No, al partito dei giudici e all’Italia della non governabilità, fottendosene di chi propone cosa e pensando piuttosto a che cosa viene proposto. Adesso che finalmente c’è la possibilità di far prevalere una volta per tutte lo spirito del ’94, inteso come la cultura della vecchia Forza Italia, sullo spirito del ’93, inteso come la cultura dello sfascismo tangentopolaro, togliendo potere a tutti quei poteri che da decenni paralizzano l’Italia, semplificando il quadro costituzionale, rinnovandolo, mettendo il prossimo presidente del Consiglio nelle condizioni di governare e non solo di mediare.

Adesso che Matteo Renzi, diciamocelo, è riuscito ad approvare una legge, quella della riforma costituzionale, quella che segna la fine del bicameralismo perfetto, che il centrodestra ha cercato di approvare per vent’anni senza successo, e che proprio per questo il centrodestra del Cav. ha scritto per un anno insieme con il Pd. Adesso che succede tutto questo, e in una fase in cui il centrodestra del Cav. ha persino alzato la testa dalla palude salviniana mostrando una sua profonda e radicata cultura nazarenica, capita invece che nella battaglia più importante, quella della Costituzione, quella che darà una nuova spina dorsale al paese, il centrodestra, con il nostro caro Cav, sceglie di dire no, scusate, questa riforma ci fa schifo, bisogna dare un messaggio a Renzi, bisogna dare uno schiaffetto alla Boschi, bisogna boicottare la sua riforma e decide così di organizzare, contro la stessa riforma che il centrodestra ha provato a realizzare per anni, un bel girotondo a braccetto con, nell’ordine, l’Altra Europa con Tzipras, l’Associazione per la ricostruzione del Partito Comunista, l’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, Azione Civile di Antonio Ingroia, i Comitati No-Triv, il Comitato Marxista-Leninista d’Italia, il Comitato No Gelmini, il Coordinamento della sinistra contro l’euro, la Fiom, Sel, il Movimento 5 stelle, Magistratura democratica, il Partito di Rifondazione Comunista, il Partito Comunista dei Lavoratori, il Partito Comunista d’Italia, Podemos, l’Anpi, Sinistra italiana, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Moni Ovadia e Marco Travaglio.

Glielo diciamo con affetto, caro Cav., ne scriveremo a lungo nelle prossime settimane e proveremo a organizzare un appello sul nostro giornale per dimostrarle che stavolta ha torto e che non si può dire di no a una legge che non è perfetta, ovvio, ma che sterilizzerà il potere dei giudici, metterà in un cassetto i veti delle minoranze, rafforzerà i poteri del premier, darà più stabilità ai governi, metterà gli elettori nelle condizioni di scegliere da chi farsi governare, contribuirà a ricreare le basi, come si dice, per un bipolarismo maturo e renderà impossibile la formazione di esecutivi fragili come quelli avuti nel 1996, ai tempi del suo governo. La politica naturalmente è fatta di svolte improvvise, di ripensamenti istantanei e di capriole fulminanti ma sul cuore delle questioni non si può scherzare e sul no agli sfascisti non si può tergiversare. Per questo, caro Cav., ci siamo andati a rileggere un bel discorso che lei fece tempo fa alla Camera che spiega bene la ragione per cui, poco tempo fa, nel gennaio 2015, il suo partito, attraverso il suo capogruppo al Senato, disse giustamente che un centrodestra di governo non può dire no “a una riforma che rappresenta una pagina storica, che porta l’Italia fuori dalle paludi ottocentesche di una rappresentatività estrema e irragionevole, dalla lentezza e dall’indecisione, dal diritto di veto di partiti irrilevanti e dalla impossibilità di governare, che permette di superare il bicameralismo, delineando un assetto parlamentare e un procedimento legislativo più snello, con una netta distinzione di ruoli e funzioni fra le due Camere e che porta due firme: quella di Renzi e quella di Berlusconi”.

Era il 2 agosto del 1995, caro Cav., e le sue parole, che ora le rioffriamo, ci colpiscono non poco. Gliene citiamo un paio. “L’Italia dei partiti, fondata sul sistema elettorale proporzionale e sulla dottrina non scritta del consociativismo, si permetteva il lusso di immaginare un futuro che però non doveva arrivare mai… Nel nuovo sistema politico non deve esserci più spazio per il vecchio balletto dei governi che durano un’effìmera stagione, per il sequestro della decisione politica da parte di potenti apparati di partito, per una logica di rinvio dei problemi e di crisi permanente dello Stato… Ci siamo dichiarati e ci dichiariamo favorevoli a una revisione della nostra forma di governo che veda il vertice dell'esecutivo insediato direttamente e senza mediazioni dal voto degli elettori… Il governo, l’istituzione più debole nell’attuale organizzazione costituzionale, deve essere dotato di strumenti efficaci di iniziativa politica e dei poteri necessari per dare attuazione e seguito al suo programma. Nella nostra storia, questo non è mai stato. Ogni legge, ogni decisione, anche quelle di minimo rilievo, è misura occasionale, contingente, provvisoria…

L’equazione tra elezione diretta del vertice dell’esecutivo e sistema autoritario è però un falso e bisogna smetterla di falsificare le proposte altrui… E’ necessaria una riforma dell’attuale sistema bicamerale che, anche per l’eccessivo numero del parlamentari, comporta un inutile spreco di lavoro e lungaggini dei procedimenti decisionali quali nessuna moderna democrazia potrebbe e può sopportare. Tale riforma dovrà essere nel senso della trasformazione della seconda Camera in un organo rappresentativo delle autonomie locali; sarà questo il luogo dove le competenze spettanti ai diversi livelli territoriali troveranno la prima e più importante garanzia politica e dove il principio di sussidiarietà troverà la sua protezione”. Il suo discorso, gentile presidente, si concludeva con un altro passaggio formidabile che ci permettiamo di rioffrirle. Le riproponiamo anche questo.

“Dopo essersi spartiti lo Stato e la società civile, dopo essersi inseriti in ogni più remoto ambito della vita sociale, portandovi filosofie lottizzatrici ed assistenziali, dopo aver spinto lo Stato e le istituzioni al collasso finanziario e ai margini del processo di unificazione europea, alcuni inveterati protagonisti del passato si arroccano a protezione di questo sfascio che hanno contribuito in misura non lieve a determinare”. Oggi, purtroppo, il suo centrodestra, nella battaglia delle battaglie, si trova lì, a braccetto con gli Zagrebelsky, i Davigo, i magistrati democratici, i grillini, i comunisti e alcuni “inveterati protagonisti del passato che si arroccano a protezione di questo sfascio che hanno contribuito in misura non lieve a determinare”. Lei ci dirà probabilmente che un sì al referendum di ottobre coincide con un sì al governo Renzi. Noi le diremmo però che un no al refererendum, per lei e per chiunque ha creduto nell’idea di riformare l’Italia semplificando il suo apparato burocratico parlamentare, coincide con il regalare un “sì” al partito dello sfascio, a chi cioè sogna l’ingovernabilità solo per evitare che ci sia qualcuno in grado di governare. Ci ripensi, caro Cav., e non permetta che una piccola rivoluzione che migliorerà (speriamo) il nostro paese e che potrebbe portare due firme ne porti soltanto una: quella di Renzi e non quella di Berlusconi. Ci ripensi, caro Cav., si guardi attorno, si chieda che ci fa lì con Moni Ovadia e Marco Travaglio, si domandi se non vale la pena sbarazzarsi una volta per tutte dell’Italia dello sfascio e alla fine siamo certi che ci ripenserà. Il nostro è un appello. Chi lo condivide ci scriva qui: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Categoria Italia

COMMENTI

Lorenzo Tocco • 2 ore fa

E' proprio pensando a ciò che viene proposto che questo pateracchio di riforma è indigeribile.

Cito "sterilizzerà il potere dei giudici": in che modo, visto che non si è voluta toccare l'obbligatorietà dell'azione penale, né la separazione delle carriere dei giudici, nè ripristinare l'immunità parlamentare?,

Cito "metterà in un cassetto i veti delle minoranze": poniamo che vinca il PD, e che per vincere si debbano concedere un certo numero di seggi ai Bersani e Cuperlo della situazione, saremo esattamente nella situazione attuale, e oltretutto questo dipende dalla legge elettorale, che non è oggetto del referendum.

Cito "rafforzerà i poteri del premier": in che modo, visto che gli articoli della costituzione che concernono il presidente del consiglio non sono stati mutati? Il premier continuerà come ora a non poter neanche far dimettere un sottosegretario, a non poter indire elezioni, a concordare con il presidente della repubblica i ministri.

Cito "darà più stabilità ai governi": poniamo che vinca il centro-destra. Per farlo dentro la lista unica ci saranno sicuramente esponenti di Forza Italia, della Lega e di Fratelli d'Italia (allo stato attuale si può perdere con la Lega, ma non si può vincere senza di essa). La prima cosa che succederà sarà la formazione di gruppi parlamentari distinti, previsti dal regolamento della Camera se sono composti da più di 20 deputati, e quindi la ripetizione di ciò che avviene già oggi. Poniamo invece che vinca il M5S: se l'andazzo è quello di sempre, cioè epurazioni ed espulsioni contro il minimo dissenso, in quanto tempo un loro ipotetico governo diverrà di minoranza e poi cadrà?

Cito "metterà gli elettori nelle condizioni di scegliere da chi farsi governare": in che modo, visto che non è stato modificato l'articolo 67 sul vincolo di mandato e che quindi ogni deputato potrà cambiare schieramento nel corso della legislatura?

Cito "contribuirà a ricreare le basi, come si dice, per un bipolarismo maturo e renderà impossibile la formazione di esecutivi fragili": gli esecutivi sono più o meno fragili in dipendenza dall'accordo e dalla condivisione sul programma di governo. Comunque vedi sopra.

Stendiamo un velo pietoso sulla composizione del Senato, cosiffatto era meglio abolirlo del tutto, almeno si risparmiava sulla gestione di Palazzo Madama.

Cosa rimane? L'abolizione del CNEL? Sai che roba. L'abolizione delle province? Alcune di esse sono state sostituite dalle città metropolitane, cosa che crea un caos organizzativo a tutto favore delle grandi città penalizzando il territorio, come posso vedere tutti i giorni, abitando nella ex provincia (neo città metropolitana) di Torino.

Questo solo per rimanere nel merito. Se poi aggiungiamo che esiste la possibilità di mandare a casa il caro premier (a proposito, Berlusconi ha sempre diffidato e dileggiato i politici di professione, e ne aveva e ha ben donde) la questione per me si chiude. Il caro premier potrà sempre affiancare il buon Giorgio Mastrota nelle televendite.

Per questo, come dice Vasco, "c'è chi dice NO".

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Massimo Buonocore • 3 ore fa

Non riesco a configurare. Posso mandare il mio "si" dal mio indirizzo di posta elettronica? Per favore rispondetemi. E passando all' articolo ci vuole tanto per capire che Berlusconi oramai non ci sta più di testa?

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FRANCESCA PARODI  Massimo Buonocore • un'ora fa

Caro Massimo, puoi rispondere mandando una mail dal tuo indirizzo di posta elettronica

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alessandro longo • 4 ore fa

Secondo me, appena quelli del partito del no vedono che il B. li appoggia, scappano inorriditi e votano si.

Povero Berlusconi! Che tristezza! e dire che all'inizio faceva sperare in qualche cambiamento. La vecchiaia fa brutti scherzi, ma l'importante è rendersene conto. E lui non ci riesce. La facesse finita.

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carlo schieppati • 5 ore fa

Che dire? Noiosone come sono mi trovo in imbarazzo. Nel merito della riforma costituzionale dico che è da respingere non tanto perchè è pasticciata, ma perchè risponde a logiche di centralismo, dirigismo e razionalizzazione dettate dall'estensione all'infinito del potere degli apparati e delle tecnocrazie. Proprio il contrario di ciò di cui si avrebbe bisogno: una società ed una economia basata sui criteri della solidarietà, della sussidiarietà e del federalismo (quella, per intenderci, avviata in Lombardia e distrutta dalla furia delle toghe). Quella di Renzi - per esempio - è una riforma che va nella direzione opposta a quella tratteggiata da Antonio Gurrado qualche giorno fa relativamente alla scuola, in cui vagheggiava "una nazione immaginaria in cui le assunzioni nelle scuole avvengono esclusivamente tramite chiamata diretta da parte del preside, nel segno di una completa autonomia degli istituti". Sappiamo tutti che questa è l'unica strada. Sappiamo tutti - e la riforma Renzi lo conferma - che una tale prospettiva è addirittura impensabile da noi. Spero di non capire, ma non vedo come la riforma di Renzi "sterilizzerà il potere dei giudici": per intanto allunghiamo i tempi di prescrizione a 21 anni...

Se invece la scelta è tra Renzi da una parte e Travaglio, Zagrebeklsky, Rodotà e compagnia bella dall'altra, mi toccherà per forza di votare Renzi.

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