Abusi e camorra: viaggio alle radici dell'omertà

Piccoli soldatini affiliati ai clan. Pronti a soddisfare le voglie di boss e pedofili. Tra ammiccamenti, collusioni e vergogna. Così Napoli tutela i suoi 'orchi'.

di Enzo Ciaccio | 03 Maggio 2016Lettera43

Racconta Oreste, ex bambino di camorra: «Sono cresciuto senza la gioia di una partita a pallone con gli amici. La camorra? È la capacità di trasformare ai tuoi occhi di bambino quel che è sbagliato in una cosa che è giusta».

Ora i politici pretendono la verità.

E c’è chi si scandalizza perché «per due anni nessuno ha avuto il coraggio» di denunciare i pedofili del parco Verde di Caivano, a Napoli, quelli che hanno “precipitato” in strada la piccola Fortuna Loffredo che non voleva più subire soprusi.

Ora tutti si dicono sgomenti.

E vogliono la riesumazione di un altro bimbo, caduto in strada come Fortuna ma fino a ieri - chissà perché - dimenticato come uno straccio usato.

PERSINO RISERVE ETICHE... C’è stato perfino chi - nell’ondata di emotività dilagante - ha provato a esprimere «riserve etiche» sull’amichetta di Fortuna (6 anni, sua coetanea) che - unica in un rione di omertà - ha saputo squarciare il buio su quell’orrore grazie all’aiuto paziente di bravi psicologi: «Beh, sì, però... la piccola avrebbe potuto parlare anche prima», bofonchiano impuniti come se in quel maledetto condominio una tale “enormità” fosse roba facile da rivelare per una creatura all’alba della vita e per giunta sotto choc.

Luoghi comuni, ignoranza, ipocrisia. E “meraviglia” a buon mercato.

Ma perché - c’è da chiedersi - un’identica omertà non si è forse registrata senza scandali sull’omicidio del giovanissimo Vincenzo Amendola, 18 anni, ucciso e sepolto dai suoi amici più cari?

TUTTI SANNO, NESSUNO FIATA. È vero o no che per mesi e fino al ritrovamento (a febbraio 2016) nel rione san Giovanni di Napoli (quello degli adolescenti definiti “cannibali” per la loro ferocia) tutti hanno fatto finta di non sapere che il ragazzo era stato sepolto in un campo abbandonato per ordine del boss che lo aveva punito per la sua relazione con una ragazza “sbagliata”?

Tutti sapevano, nessuno ha fiatato. Come al parco Verde.

Come per la morte di Cristopher Oliva, 18 anni, ai Colli Aminei, a novembre 2009. Come (quasi) sempre.

Categoria Italia

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