2016 Fuga da Forte Braschi Le nuove spie se ne vanno già

Se ne sono andati alla spicciolata, in silenzio come sono arrivati, e senza fare alcuna polemica

forte braschi

Affaritaliani 26.5.2016

Se ne sono andati alla spicciolata, in silenzio come sono arrivati, e senza fare alcuna polemica. Ma il loro addio rappresenta un piccolo fallimento per l’intelligence italiana. Nelle ultime settimane, una decina di ragazzi plurilaureati e di belle speranze hanno lasciato l’Aise, il servizio segreto estero, perchè delusi dall’ambiente ingessato, burocratico, scarsamente meritocratico dov’erano finiti. Il loro arrivo a Forte Braschi era stato sbandierato come un forte segno di discontinuità e rinnovamento in un mondo dove si entra per cooptazione e raccomandazione politica. Ma dopo un anno scarso, la rivoluzione sembra già fallita, scrive la notizia. I nuovi arrivi sono stati formati per mesi a Forte Braschi sui temi della sicurezza nazionale e delle minacce esterne, oltre all’ovvio inquadramento di tipo “militare”. Lo stipendio d’ingresso è inferiore ai 2.500 euro, ma le promesse erano di una fulgida carriera e di un ambiente “dinamico”. La realtà pare sia stata diversa. Chi se n’è andato racconta di una struttura che ha guardato ai nuovi arrivi come corpi estranei, sottoposta a tagli continui e con la prospettiva di rimanere tutti funzionari a vita, senza diventare dirigenti. In più, la guerra per cordate che da sempre avvelena Forte Braschi ha finito per disamorare le “reclute”. Il risultato è che quelli con il curriculum migliore sono andati a lavorare in multinazionali o in start up innovative. E a poco è valsa, nei giorni scorsi, una riunione “motivazionale” di questi ragazzi con Alberto Manenti, il capo dell’Aise, molto preoccupato e sorpreso dai primi addii.

Categoria Italia

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