Le nascite non crescono se lo stato dà più soldi

Crollo delle nozze civili e religiose in Italia (a proposito, secondo le proiezioni statistiche, nel 2031 non ci saranno più matrimoni in chiesa)

 di Franco Adriano Italiaoggi, 9.7.2016

Non è vero che si fanno pochi figli perché non ci sono aiuti pubblici. Basti guardare dove si spende di più per la famiglia, come in Germania, Danimarca e Svezia. Da ultimo a osservarlo è stata l'Università cattolica (con la fondazione Novae Terrae) nel primo Rapporto sulla famiglia in cui si utilizza un indice unico per 46 paesi. Pochi investimenti come in Italia (che infatti è al 39° posto)? Pochi figli. Servizi elevati?Pochi figli lo stesso. È così che si ammaina la bandiera di chi chiede politiche famigliari intese a combattere la denatalità. Tuttavia, non è questo un argomento da archiviare senza fare nulla.

La denatalità mixata ad altri ingredienti, come per esempio il ritorno dell'emigrazione massiccia, ha condotto l'Italia agli ormai noti problemi di natura previdenziale, nonché ad alcune evidenze più inaspettate, non ultima lo spopolamento di vaste aree che qualcuno già immagina di riempire con delle schiere di immigrati. Gli accademici osservano le proiezioni statistiche, secondo le quali fra trent'anni non nascerà neanche più un bambino figlio di italiani che non siano immigrati, per aggrapparsi all'imprevedibilità che quasi sempre prevale, dicono, e nella quale a questo punto sembrano sperare.

Tuttavia, forse è il caso di compiere una riflessione più profonda rispetto alla richiesta di più soldi, come toccasana per tutti i mali. Il tema su cui pensare ci è stato affidato giovedì sulle prime pagine dei due maggiori quotidiani italiani su cui sono comparse l'indagine del Censis sul crollo delle nozze civili e religiose in Italia (a proposito, secondo le proiezioni statistiche, nel 2031 non ci saranno più matrimoni in chiesa) e l'anticipazione dell'intervista sull'esortazione apostolica Amoris laetitia che il direttore della Civiltà cattolica, Antonio Spadaro, ha svolto con il cardinale Christoph Schonborn, vescovo di Vienna, definito «grande teologo» da Papa Francesco. Da un lato i numeri a testimoniare che è l'instabilità economica e affettiva a generare così pochi figli, dall'altro la presa d'atto, dopo due Sinodi, che non ci sono famiglie «regolari» e «irregolari» (le virgolette sono di papa Francesco), ma solo persone che devono riconquistare la fiducia.

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