Si sta sommando l'antieuropeismo della Lega con quello dell'M5S

Una reazione popolare alla gestione della globalizzazione, una reazione di paura che spinge verso l'isolazionismo in politica e il protezionismo in economia.

 di Sergio Soave Italia Oggi 13.7.2016

La vittoria dell'ala antieuropea all'interno del partito conservatore britannico, che segue quella ottenuta l'anno scorso (e oggi contestata) dell'ala anticapitalistica nel partito laburista, dà un'immagine della Gran Bretagna in cui il tradizionale pragmatismo flemmatico è stato travolto dagli opposti estremismi. Qualcosa di simile si vede in America, dove l'opzione socialista ha conteso a lungo il primato nel partito democratico alla dinastia Clinton, mentre nel partito repubblicano nessuno è riuscito a fermare l'ascesa del leader antipolitico Donald Trump. Alla base di questi fenomeni, che non si fermano certo alla comunque poderosa area anglosassone, c'è una reazione popolare alla gestione della globalizzazione, una reazione di paura che spinge verso l'isolazionismo in politica e il protezionismo in economia.

È in questo contesto che si colloca anche la vicenda politica italiana, in cui si rafforzano le posizioni dei soci di Farage (i 5 Stelle) e della Le Pen (la Lega di Matteo Salvini). L'area intermedia, quella dell'europeismo critico, è divisa tra il Partito democratico e quel che resta delle varie filiazioni dell'antico berlusconismo, e non sembra in grado di reagire al duplice assedio, anche perché non ottiene dall'eurocrazia quei margini di flessibilità e di buon senso che sarebbero indispensabili. Eppure è quest'area quella che può produrre una prospettiva non avventuristica, che è probabilmente quella desiderata dall'elettorato, anche quello che si fa sedurre momentaneamente dagli appelli degli sfasciacarrozze. Però, mentre fino a pochi mesi fa sembrava che Matteo Renzi potesse egemonizzare quest'area, dopo il voto amministrativo questo processo si è invertito.

Il rischio di quella che viene chiamata la «tempesta perfetta» si sta concretizzando: un blocco istituzionale determinato dalla bocciatura della riforma costituzionale, una crisi finanziaria legata alle difficoltà di alcuni istituti bancari, una diabolica perseveranza dell'eurocrazia nella fallimentare politica di austerità. Queste tre possibilità simultanee metterebbero il sistema politico italiano e la stessa economia del nostro paese in una condizione drammatica, che produrrebbe esiti politici ed elettorali tali da accentuare l'ingovernabilità. La coscienza di questo pericolo dovrebbe fornire il collante per un'intesa dell'area eurocritica, mentre la sua rimozione attraverso messaggi che vorrebbero essere rassicuranti segnala una specie di resa all'ineluttabile, che ineluttabile non è. A patto, naturalmente, che si agisca tempestivamente e con energia e coraggio sia sullo scacchiere europeo che su quello nazionale.

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Categoria Italia

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